Non solo immigrazione e tragedie: le belle storie a lieto fine di bambini rifugiati [FOTO]

Non solo immigrazione e tragedie: ecco alcune storie positive di bambini rifugiati come quella di Shems.

Non solo immigrazione e tragedie: le belle storie a lieto fine di bambini rifugiati [FOTO]

Il mondo Occidentale è sotto shock per le numerose vittime, per lo più bambini e donne, dell’immigrazione. Tantissime persone in fuga da povertà, miseria, guerre e persecuzioni che muoiono ogni giorno tra l’indifferenza della comunità internazionale. Una tragedia immane alla quale l’Europa continua a fare orecchie da mercante. Gli stati dell’Unione europea (Ue) litigano fra loro, da ormai diverso tempo, sul numero di pro­fu­ghi che ogni nazione deve accogliere. Per fortuna ci sono anche alcune bellissime storie a lieto fine di bambini rifugiati che offrono uno spiraglio per un mondo migliore.
E’ il caso della bambina siriana Shems (il nome significa Speranza) nata nella stazione di Budapest, durante le proteste di questi giorni dei migranti bloccati in Ungheria. La mamma della bambina appena nata era partita dal suo Paese natale a gravidanza inoltrata. Un volontario di un’organizzazione del terzo settore che l’ha aiutata a partorire ha rivelato al tabloid The Sun che “un’ambulanza si è anche rifiutata di portarla in ospedale”. La foto-documento del tabloid inglese sta facendo il giro del web e in particolar modo dei social network.

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Diversi giornalisti inglesi e canadesi hanno condiviso su Twitter alcuni momenti di gioia e felicità dei bambini siriani, bloccati da giorni insieme con le loro famiglie alla stazione di Keleti a Budapest, immortalati mentre guardano alcuni cartoni animati, come il famoso e popolare Tom & Jerry, a un maxi schermo allestito da un gruppo di volontari.

Ora tutti si augurano una risposta politica decisiva, importante e strutturale da parte dell’Ue per porre fine alle numerose tragedie causate dall’immigrazione come quella del piccolo bambino siriano di 3 anni Aylan annegato e tro­vato su una spiaggia della peni­sola di Bodrum in Tur­chia dopo essere par­tito a bordo di un bar­cone diretto in Gre­cia insieme con altre 16 per­sone.

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Il direttore generale di Save the Children Valerio Neri è tornato a chiedere con forza una risposta politica strutturale che fermi questa escalation di violenza e disumanità. “Aylan, il bambino siriano annegato ed approdato sulle coste turche e quelli che sulle coste libiche sembrano dormire sull’acqua – ha dichiarato Neri – I bambini ammassati al confine ungherese, con le vite bloccate da un muro e il filo spinato riflesso negli occhi. I bambini segnati dalla guerra da cui scappano e da un pennarello indelebile al confine ceco e macedone. I bambini che vengono allontanati con i gas lacrimogeni, nonostante abbiano già pianto tanto durante le loro giovani vite. Sono fotogrammi che popolano le pagine dei giornali, i social media, che animano il dibattito di oggi. E’ la sofferenza silenziosa dei tanti piccoli e dei loro genitori che ogni giorno incontriamo sul campo, nelle aree di crisi”.

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Valerio Neri ha sottolineato l’inadeguatezza e il fallimento degli interventi sino ad oggi messi in atto dall’Europa per rispondere a una crisi umanitaria di così grandi dimensioni. Pertanto Save the Children ha rilanciato l’hashtag #whyagain, invitando tutti ad aderire e diffonderlo.
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