Minorenne scomparsa da 15 anni, shock al processo: 'Fatta a pezzi, carne servita nel kebab'

Tra le più agghiaccianti ipotesi aperte sullo sfondo dell'enigma di Charlene, quella che avrebbe visto la ragazza uccisa e cucinata per essere servita ai clienti di una kebabberia.

Minorenne scomparsa da 15 anni, shock al processo: ‘Fatta a pezzi, carne servita nel kebab’

Foto: Pixabay

A 14 anni è scomparsa nel nulla, e le sue tracce sono rimaste sepolte in un giallo lungo oltre un decennio. Per la famiglia, l’ennesimo shock è arrivato nel corso del processo, quando un’inquietante ipotesi ha fatto irruzione tra gli atti dell’inchiesta: la minorenne sarebbe stata uccisa, fatta a pezzi e la sua carne servita nel kebab.

Charlene Downes, i sospetti sul padre

Dal 2003, la famiglia di Charlene Downes è precipitata in un incubo senza apparente via d’uscita: a 14 anni, infatti, la ragazzina è scomparsa senza lasciare traccia.

Era il 1° novembre, giorno dell’inizio di uno dei più grandi enigmi del Regno Unito. La 14enne viveva a Blackpool con la famiglia: padre, madre e due sorelle. Il suo era un carattere ribelle, per cui non sarebbero mancati frequenti contrasti con i genitori.

Pochi giorni dopo la sparizione, il padre della ragazza, Bob Downes, finì sotto inchiesta dopo che la moglie aveva scoperto la sua doppia vita: si travestiva da donna, e aveva sempre nascosto il suo orientamento sessuale ad amici e parenti.

L’uomo era diventato il sospettato numero uno: era convinzione degli inquirenti, infatti, che dopo essere stato smascherato dai familiari avesse ucciso la figlia, occultandone il corpo.

La moglie, Karen, sapeva perfettamente che il profilo dell’uomo che aveva sposato, seppur nella sua inaspettata doppia esistenza, non poteva essere quello di un assassino: “Bob era un padre di famiglia, serio e forte, che amava bere un paio di birre al pub. Non lo riconoscevo più, ma sapevo che stava davvero male per nostra figlia e ho sempre saputo che non poteva essere un killer“.

Ma lui, per anni, è stato risucchiato da un alone di sospetti difficile da dissolvere, incrostato intorno alla sua figura di buon padre come un marchio a fuoco, vergognoso e indelebile.

Insulti e minacce anche dopo la sua scarcerazione per non aver commesso il fatto, ritenuto da gran parte dell’opinione pubblica come il mostro deviato e figlicida.

Gli imputati dell’ultima ora

Dopo il chiarimento giudiziario sulla posizione del padre, ritenuto estraneo ai fatti, gli inquirenti si sono concentrati su una decina di uomini. Lo spettro investigativo si è poi ristretto a due profili, finiti, poco dopo, sul banco degli imputati.

Nel 2006 era chiara l’imminente archiviazione del caso: la figlia dei Downes era certamente morta, sebbene non ne fosse mai stato ritrovato il corpo.

Ma un anno dopo, nel 2007, le indagini avrebbero subito un input per l’imputazione di due persone. Si tratta di un giordano e un iraniano, Iyad Albattikhi (proprietario di una kebabberia) e Mohammed Reveshi.

Orrore al processo: ‘Fatta a pezzi e cucinata’

Il processo a carico dei due, accusati di aver ucciso la 14enne, si è tinto di orrore quando, in aula, ha fatto irruzione un’atroce ipotesi: la ragazza sarebbe stata fatta a pezzi e la sua carne sarebbe stata servita nel kebab.

Il bilancio? I due sono stati assolti, addirittura con un risarcimento per ingiusta detenzione. Secondo i giudici, infatti, nessuna delle accuse formulate contro i due imputati aveva un sufficiente bagaglio di prove per stabilirne la colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio.

La madre della 14enne ha parlato ai microfoni del Mirror, ripercorrendo quel drammatico iter a due giorni dal 15° anniversario della scomparsa di Charlene: “Quando ho sentito per la prima volta che mia figlia era stata servita come carne per il kebab, sono quasi svenuta e sono scappata in bagno a vomitare“.

Ancora una svolta

Ad alimentare l’immagine di un impianto processuale traballante e di un’inchiesta condotta senza il dovuto scrupolo è arrivata la sanzione disciplinare contro due dei massimi vertici investigativi gravitanti intorno al caso Downes.

Un secondo filone di indagine si è innestato nel giallo: stando a quanto raccolto dagli inquirenti, la minorenne si sarebbe prostituita per mesi prima di scomparire. A gestire il traffico che potrebbe averla fagocitata, una presunta banda appartenente alla criminalità organizzata asiatica.

Ma anche questa pista ha avuto un percorso votato al fallimento, rivelandosi un ulteriore vicolo cieco nella tormentata strada verso la verità.

Mio marito ricominciò a bere e a travestirsi, una sera, accecata dalla rabbia, l’ho ferito con un pelapatate. La nostra famiglia – ha riferito Karen Bownes – era stata colpita da un grande dolore, ma il mondo continuava a rivolgersi contro di noi. Ci sentivamo vittime impotenti della cattiveria del mondo, anche frustrati dalla vicenda di Maddie McCann: i loro genitori, che a differenza nostra sono benestanti e acculturati, avevano avuto una ribalta mediatica senza precedenti, mentre noi subivamo solo i pregiudizi della gente senza avere la giustizia che meritavamo“.

L’ultimo fermo per la scomparsa di Charlene Downes risale all’agosto 2017. Ennesimo flop investigativo, concluso con la scarcerazione dell’ennesimo sospettato.

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Parole di Giovanna Tedde