Meningite fulminante: sintomi, cause e terapie

Mai come in questo periodo si sente parlare di meningite fulminante: la malattia che ha colpito la bambina di Niccolò Fabi. Scopriamo quali sono i sintomi tipici e quando è il caso di preoccuparsi.

Meningite fulminante: sintomi, cause e terapie

In questi giorni vi sarà capitato di sentir parlare di meningite fulminante, la malattia che ha colpito e ucciso la bimba di Niccolò Fabi a soli due anni. Ma cos’è effettivamente la meningite? Nello specifico di tratta di un’infiammazione delle meningi: le membrane che avvolgono e proteggono il sistema nervoso centrale, costituito da cervello e midollo spinale. Le causa è quasi sempre un’infezione, che può essere di tipo virale, batterica o causata da funghi. La variante causata da virus (herpes virus ed enterovirus) è quella che colpisce più spesso: si chiama meningite asettica e nella stragrande maggioranza dei casi guarisce in poco più di una settimana, senza conseguenze per il paziente.

La forma batterica è più rara (in Italia si registrano circa 800 casi all’anno), ma molto più pericolosa: tanto che in alcuni casi può portare alla morte in poche ore o lasciare danni cerebrali permanenti. I batteri responsabili sono essenzialmente tre: il meningococco (o Neisseria meningitidis), che si trasmette per via respiratoria e porta al decesso nel 10-20% dei casi; il pneumococco (o Streptococcus pneumoniae), che può causare, oltre alla meningite, anche polmonite e altre infezioni delle vie aeree ; l’emofilo (Haemophilus influenzae tipo b o più semplicemente Hib), che dalla fine degli anni ’90, grazie all’introduzione del vaccino, è stato quasi completamente debellato.

 
I sintomi della meningite, indipendentemente dalla causa, sono febbre alta, mal di testa, nausea, vomito, rigidità della parte posteriore del collo e convulsioni. Per capire di che meningite si tratta, lo specialista esamina un campione di sangue o di liquido cerebrospinale. Nel caso di meningiti batteriche il trattamento più efficace è senza dubbio la terapia antibiotica. E’ importante, in questi casi, capire quale batterio ha colpito nello specifico, per ottimizzare la terapia e definire, quando è opportuna, la profilassi dei contatti stretti.

 
In termini di prevenzione, attualmente esistono vaccini in grado di proteggere dal Haemophilus influenzae tipo b, ma anche da alcuni ceppi di pneumococco e da alcuni sierogruppi di meningococco.

 
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lookfordiagnosis.com

Parole di Lucrezio.Bove