Londra, liberate tre donne dopo 30 anni di segregazione

Tre donne, dopo 30 anni di segregazione in una casa londinese, sono state liberate.

Londra, liberate tre donne dopo 30 anni di segregazione

Dietro il luccichio della swinging London, il fermento culturale e artistico della città più cosmopolita d’Europa si nascondono ombre terribili, tragedie troppo spesso taciute e ignorate. Tre donne sono state liberate a Londra, dopo essere state segregate in un’abitazione “bene” di un quartiere “bene” da due presunti aguzzini, una coppia “bene” come tante altre, per circa 30 anni. Le donne sono una malese di 69 anni, un’inglese di 57 e un’irlandese di 30 anni.

Le tre donne sono state trovate e liberate a Lambeth, un quartiere a sud-Ovest di Londra, una via residenziale, in una casa borghese come tante, ma che nascondeva un orrore, si spera, di poche. Una casa che, da quasi trent’anni, per queste tre donne era diventata una vera prigione: non potevano uscire e le loro libertà, d’azione e movimento, erano decisamente limitate.
 
A gestire la loro prigionia cittadina, due presunti carcerieri insospettabili, almeno così sembra, una coppia di 67enni. Gli investigatori temono che le tre donne liberate non siano le uniche vittime dei presunti aguzzini e non siano le uniche ad aver trovato in questa casa di Lambeth la loro terribile prigione.
 
Un caso che sconvolge l’opinione pubblica, inglese e mondiale, che ricorda, troppo bene le altre vicende di cronaca simili, troppo simili, che sono ancora ferite aperte, dall’inferno di Cleveland a quello di Vienna. Il dato preoccupante, però, è un altro: secondo Free Foundation i casi di segregazione nel Regno Unito raggiungono cifre impressionanti, tra 4200 e 4600. La stessa Scotland Yard ha ammesso che dall’inizio del 2013 sono stati denunciati più di 200 casi.
 
Le tre vittime della coppia di Lambeth, che per circa un trentennio non hanno mai potuto varcare la soglia della loro prigione domestica, sono libere, grazie a un errore commesso dai loro carcerieri. Era ottobre, la televisione era accesa trasmetteva un documentario sui matrimoni forzati con una intervista ad Aneeta Prem, fondatrice della Freedom Charity, un’associazione che si occupa di assistere e offrire aiuto ai disagiati. associazione che soccorre i disagiati. La prigioniera più giovane, la trentenne che non ha visto praticamente altro del mondo all’infuori della prigione di Lambeth ha annotato il numero e ha chiamato la sede dell’associazione, dicendo solo: “Aiutateci”. Né un indirizzo, né altri indizi, forse perché già aver scritto il numero e chiamato di nascosto dai carcerieri aveva richiesto troppo coraggio e una dose di rischio non trascurabile. Proprio a questo gesto di coraggio, a questa telefonata, gli investigatori britannici sono riusciti a risalire all’indirizzo dell’abitazione/prigione e a salvare le tre donne.

Parole di Camilla Buffoli