Di Cinzia Iannaccio | 30 Luglio 2012
I linfonodi ingrossati sono, nella maggior parte dei casi, sintomo di un’infezione batterica o di una malattia più o meno grave, motivo per cui il cambiamento di volume delle ghiandole linfatiche deve destare preoccupazione in noi e smuoverci a indagare sul problema. Il linfogranuloma venereo è una malattia provocata da alcuni batteri del tipo Chlamydia trachomatis che si trasmette sessualmente. Questi microrganismi e la Clamidia non sono molto noti nel nostro Paese, perché poco diffusi, mentre sono estremamente frequenti in alcune aree del mondo, come l’Africa, l’India, ma soprattutto i Caraibi ed il Sud America. E’ dunque particolarmente importante prestare attenzione ai rapporti sessuali non protetti se ci si reca in queste aree geografiche per le vacanze, ma anche imparare a conoscerne i sintomi, laddove purtroppo si manifestino.
Il contagio del linfogranuloma venereo
Trattandosi di una malattia a trasmissione sessuale il contagio avviene tramite rapporti non protetti, attraverso piccole abrasioni della pelle e delle mucose durante i rapporti anali, vaginali ed orali. Laddove possibile l’uso del profilattico rimane sempre un’arma determinante di prevenzione, da non dimenticare. La malattia si trasmette anche da madre a figlio al momento del parto, per questo le donne incinte devono prestare particolare attenzione.
I sintomi del linfogranuloma venereo
I sintomi non sono determinanti per la diagnosi, soprattutto all’inizio. E’ infatti una infezione essenzialmente asintomatica al momento del contagio o comunque con disturbi di lieve entità riconducibili ad altre patologie, come spesso accade con tutte le malattie veneree. I segni, piccole ulcere, si manifestano dopo pochi giorni (finanche dopo un mese) nelle zone di contatto del batterio (genitali, mucosa orale o anale) e tendono a regredire spontaneamente in breve tempo. Poi però l’infezione si propaga attraverso le vie linfatiche provocando a seconda della zona colpita serie complicanze dolorose: linfadenopatia inguinale, proctocolite o faringite con linfonodi del collo infiammati. E quindi febbre, cefalea, malessere generalizzato, ulcere con sanguinamento e/o pus, ecc. La linfadenite, porta poi alla formazione di ascessi che cronicizzandosi, danno luogo a fenomeni dolorosi di fibrosi, fistole e ostruzioni (più rare) con edema cronico. La prima fase, soprattutto nelle donne è particolarmente difficile da individuare visto che le piccole lesioni si manifestano all’interno della vagina e sono indolori.
Diagnosi e terapia
Per fare la diagnosi è possibile ricorrere ad alcuni esami del sangue o del liquido che fuoriesce dalle lesioni, attraverso varie tecniche di laboratorio particolari. La cura è antibiotica, ma la malattia ha un decorso cronico, quindi sono necessari cicli molto lunghi di antibiotici ed in qualche caso per le complicanze è necessario ricorrere alla chirurgia.
Foto: Cinazza per Flickr
Parole di Cinzia Iannaccio