Legge 194 sull'aborto salva, la Consulta boccia il ricorso e il web festeggia

Parliamo della legge 194 sull'aborto: la rete si mobilita per difendere il diritto di scelta delle donne. La legge, dopo la richiesta di un giudice, è stata esaminata dalla consulta che l'ha salvata.

Legge 194 sull’aborto salva, la Consulta boccia il ricorso e il web festeggia

La rete era scesa in campo, su Twitter soprattutto, per difendere la legge 194 sull’aborto, non appena si era diffusa la notizia che sarebbe stata esaminata dalla Consulta dopo un ricorso sulla sua legittimità in seguito alla richiesta di aborto da parte di una minorenne. Pensate che nei giorni “caldi” della protesta, su Twitter l’hashtag più popolare era #save194. Una questione che aveva fatto indignare e allarmare molte persone e anche tanti vip dato che gli italiani negli anni ’70 avevano già scelto di difendere il diritto di ogni donna all’aborto con la legge del 22 maggio 1978, n.194. e che nonostante questo, dopo tanti anni si rimetteva tutto in gioco anche a causa delle sempre più pesanti pressioni del Vaticano, ovviamente contrario alla legge. Ebbene, ora il web può festeggiare, perché la Consulta ha “salvato” la 194 così com’è.

Il caso era nato dopo che una minorenne, N.F., aveva deciso di rivolgersi ad consultorio per abortire senza però avere il permesso dei i genitori. Dopo questo fatto, il giudice minorile di Spoleto aveva chiesto alla Corte costituzionale di valutare la legittimità costituzionale dell’articolo 4 della legge, ovvero quello che indicava le circostanze che permettono l’aborto entro i primi 90 giorni visto che potrebbero violare gli articoli 2 (diritti inviolabili dell’uomo) e 32 (tutela della salute) della Costituzione.

Al centro della questione c’era soprattutto l’ articolo 4, secondo cui, per l’ interruzione volontaria della gravidanza (Ivg) entro i primi novanta giorni, “la donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito” ha il diritto di rivolgersi a un consultorio.

Il 20 giugno la Corte costituzionale si è così espressa circa il quesito di costituzionalità della legge 194, dando di fatto ragione a quanti, attraverso L’hashtag #save194 usato anche da intellettuali come Roberto Saviano, dal popolo delle Donne Viola, dalla Cgil a leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro fino all’Aied e al Corpo delle donne, difendevano la legge. La 194 non è un’imposizione, è semplicemente un diritto, il diritto di ogni donna di poter scegliere.

“Difendere la 194 non significa voler abortire. Significa semplicemente voler scegliere. Mai come in questo periodo i nostri diritti sono sotto attacco. Se la 194 non si può eliminare si può però aggirare sostenendo e promuovendo l’obiezione di coscienza. Sono pochissimi infatti i medici presenti nelle strutture ospedaliere che non obiettano. Per una donna diventa quindi sempre più difficile poter esercitare la propria libertà di scelta, libertà che dovrebbe essere tutelata dalla legge. In questa battaglia che per noi è una battaglia a difesa della libertà di scelta ci piacerebbe vedere al nostro fianco anche gli uomini”, così si erano espresse le componenti delle Donne Viola.

Il popolo italiano negli anni ’70 aveva già espresso la sua opinione, ovvero quella di dare alla donna il diritto di scelta. Le leggi sono dello Stato e lo Stato italiano è laico. Una semplice verità messa purtroppo troppo spesso in discussione. Per fortuna che stavolta ci ha pensato la Consulta a rimuovere ogni dubbio di presunta incostituzionalità, che, anzi, è stata giudicata “manifestamente inammissibile“. Come a dire, la 194 non si tocca.

Parole di Paola Perria