Le donne di Hitler: le figure femminili attorno al Führer

Chi sono state le donne più importanti per il Führer? Amanti e donne del partito nazista che lo amavano e che sono scomparse in circostanze misteriose.

Le donne di Hitler: le figure femminili attorno al Führer

Adolf Hitler ed Eva Braun, 1940 - Foto Getty Images | Hulton Archive

Furono diverse le donne di Hitler, giovanissime che facevano ruotare le loro vite attorno alla figura del dittatore e che pendevano dalle sue labbra. Eva Braun, amante e per pochi giorni moglie di Hitler; Angelika Raubal, nipote del Führer; Unity Mitford, ossessionata dal nazismo. Donne che hanno avuto in comune non solo Adolf Hitler, ma anche il desiderio, proprio a causa sua, di porre fine ai loro giorni.

Eva Braun: la moglie di Hitler

Donne di Hitler: Eva Braun moglie del dittatore
Eva Braun. Il matrimonio con il Führer è stato celebrato il giorno prima del loro suicidio nel bunker – Foto Getty Images | Keystone

Eva Braun, l’amante più famosa del Führer, sognava una carriera nel mondo dello spettacolo ma ebbe la sfortuna di incontrare, nell’ottobre del 1929, quell’uomo dai «buffi baffetti» al quale si legò in maniera viscerale. Il rapporto tra i due iniziò nel 1932, ma quasi subito Eva si rese conto che il tempo e le attenzioni che Hitler poteva dedicarle erano poca cosa e così tentò di uccidersi: nel novembre del ’32 si sparò un colpo in gola; nel maggio del ’35 ingerì una dose massiccia di sonniferi. Le pagine del diario della Braun rivelano una donna terrorizzata dall’idea di non essere amata, disperatamente all’inseguimento di un uomo che non la degnava neanche di due parole gentili, costantemente in attesa di una sua lettera.

Il secondo tentativo di suicidio è dovuto alla gelosia della Braun per il rimpiazzo, come chiama nel suo diario Unity Mitford, una bella ragazza inglese determinata a trasferirsi in Germania e conquistare il Führer. Riuscì in entrambe le cose, e proprio a causa di questa nuova amante l’equilibrio fragile e precario della Braun andò in pezzi. Ma Hitler restò al suo capezzale, scosso e preoccupato, e nell’autunno del ’35 lei divenne la sua “segretaria personale”: ecco allora la ragazza sorridere nelle foto e nelle riprese di gite e viaggi.

Anche la Mitford tentò il suicidio, il 3 settembre del 1939: con la pistola che Hitler le aveva regalato si sparò un colpo in testa. Il colpo non la uccise ma il proiettile rimase conficcato nel suo cranio fino alla morte, avvenuta nel 1948. Il tentato suicidio della Mitford rimase avvolto da un alone di mistero: secondo alcuni si sparò per non rivelare agli inglesi, una volta tornata in patria, informazioni utili sui nazisti; altri arrivarono ad ipotizzare che in realtà il tentato suicidio fosse solo una messinscena.

La fragilità della Braun stride con l’indifferenza verso tutto ciò che stava accadendo in Europa. Quando ormai la guerra era chiaramente persa, seguì il Führer a Berlino e si rifugiò con lui nel bunker sotto la Cancelleria; i due si sposarono, e la Braun danzò mentre il mondo crollava. Il matrimonio fu probabilmente un modo per Hitler di ricompensare la lunga fedeltà della donna. Una donna frivola, superficiale, disinteressata alla politica e a tutto ciò che non fosse la sua vita, una donna insicura, che rimpiangeva il giorno in cui aveva messo gli occhi addosso a Hitler; una donna tormentata, gelosa, possessiva, incapace però di reclamare il ruolo che riteneva le spettasse e che gioiva per averlo ottenuto, alla fine, in cambio della sua stessa vita. Una donna che ballava, mentre Berlino cadeva.

Donne di Hitler: il suicidio come leitmotiv

Donne di Hitler: le foto del bunker di Berlino
Bunker di Berlino, 1945 – Foto Getty Images | Hulton Archive

Cosa spinse il Führer, dopo il secondo tentativo di suicidio della Braun, a mutare atteggiamento nei suoi confronti? Probabilmente il ricordo di un’altra delle donne di Hitler che si era suicidata, nel 1931. A togliersi la vita era stata la nipote Angelika Raubal, trovata morta nel settembre del 1931 nell’appartamento del dittatore a Monaco di Baviera.

La natura della relazione tra Geli e Hitler rimane avvolta nel mistero ancora oggi: forse fu un rapporto incestuoso, comunque così appariva a molti esponenti del partito, che temevano che proprio questo rapporto, su cui circolavano strane voci, finisse per danneggiare l’immagine pubblica di Hitler.

La ragazza, che all’epoca della morte aveva 23 anni, venne ritrovata con un proiettile nel petto, il naso fratturato e segni di colluttazione. La pistola dello zio con la quale si era uccisa giaceva accanto al corpo. Con la stessa pistola Hitler si sarebbe suicidato il 30 aprile del 1945.

Hitler, ufficialmente fuori città, venne apertamente accusato di essere il responsabile della morte della ragazza da Fritz Gerlich, giornalista del Munchener Post. Gerlich venne picchiato, portato nel campo di Dachau e ucciso. Il decesso fu liquidato come suicidio, non ci fu nessuna autopsia.

Ma la Raubal era una tiratrice provetta e nella sua stanza venne trovata una lettera indirizzata all’insegnante di musica in cui diceva che lo avrebbe raggiunto presto a Vienna. Fuggire da Monaco, fuggire da Hitler che la teneva in pugno: l’aveva portata a vivere con sé, la faceva presenziare ad ogni evento, la controllava, allontanava tutti quelli che manifestavano un qualche interesse nei suoi confronti.

Geli fu sepolta con rito cattolico, nonostante si fosse suicidata; Hitler fece della sua stanza un santuario; la sorellastra non volle mai più avere a che fare con lui.

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