Le alternative al lifting facciale: la storia di Rita

La Dottoressa Lonigro ci racconta il percorso di Rita che, grazie a diversi interventi, chirurgici e non, è riuscita a cominciare una nuova vita.

Le alternative al lifting facciale: la storia di Rita

Se fino a dieci anni fa il lifting facciale risultava un intervento molto richiesto, oggi non è più così. Non solo per una questione economica, ma anche per l’invasività di tale atto chirurgico, per il lungo tempo di astensione dalla normale vita sociale, per l’impegnativo recupero post operatorio, per i rischi connessi all’intervento. Questi elementi, insieme alla diffusione di tecniche chirurgiche e non chirurgiche innovative e senza dubbio meno aggressive, hanno contribuito a ridurre le richieste di lifting facciale da parte delle pazienti. Si parla spesso del meno impegnativo mini lifting, ma se dobbiamo dirla tutta, il mini lifting consiste solo nell’asportazione della pelle in eccesso senza modificare le strutture sottostanti del volto, quelle responsabili della lassità cutanea. Ne consegue pertanto un risultato molto modesto e sicuramente non di lunga durata a fronte di un costo dell’intervento abbastanza elevato.

Le alternative al lifting

Le armi a nostra disposizione per combattere i segni del tempo sono molteplici: dalla medicina estetica, rigenerativa e non, alla chirurgia plastica fino all’impiego di modernissime tecnologie. Un esempio degli straordinari risultati raggiungibili senza ricorrere al lifting chirurgico è quello di una paziente di 68 anni, Rita. A causa dell’importante ptosi tissutale del volto e del distretto cervicale – peggiorata da una non trascurabile perdita di peso – conduceva una vita di solitudine e aveva ridotto al minimo le sue relazioni sociali. Ricordo che in prima visita mi aveva colpito il suo disagio persino nei miei confronti: mi parlava con le mani davanti alla bocca per nascondere labbra e viso e manteneva sempre lo sguardo basso. Rita mi ha raccontato che ogni volta che guardava un’altra donna in lei scattava un senso di frustrazione che la gettava in uno stato di depressione e sconforto. Si sentiva sempre meno femminile ed attraente.

Avrebbe voluto ricorrere ai ripari già anni prima, ma i problemi personali e la paura di un intervento l’avevano indotta ad abbandonare il suo sogno di riconquistare la propria femminilità. Temeva inoltre che alcuni famigliari avrebbero potuto criticarla e giudicare la sua scelta superficiale perché non condividevano il suo bisogno di stare meglio con se stessa. Dopo anni, armata di coraggio, Rita ha scelto di tornare a vivere serena e si è rivolta a me per iniziare un percorso di ricerca della bellezza responsabile con un chirurgo plastico donna che lei sentiva più vicino alla sua sensibilità e che le ispirava maggiore fiducia.

Il percorso di Rita, 68 anni

Lonigro prima dopo Pourfemme

Anche se era sicuramente l’indicazione più doverosa, per varie motivazioni la paziente rifutava un intervento invasivo come il lifting. Ho optato perciò per un percorso fatto di medicina estetica rigenerativa, di chirurgia estetica minivasiva e tecnologie moderne come il resurfacing con laser frazionato e la LED therapy. L’intevento chirurgico effettuato è stato un impianto di tessuto adiposo autologo, cioè della stessa paziente, che ha sortito un duplice effetto: da un lato ha permesso il recupero dei volumi persi e dall’altro, grazie alle cellule staminali autologhe presenti nel grasso, i tessuti dell’intero viso sono migliorati qualitativamente in modo visibile. Tale intervento non ha comportato cicatrici e degenza post operatoria con un ritorno pressochè immediato alla vita sociale e con costi nettamente inferiori ad un lifting completo. Inoltre grazie alla rigenerazione tissutale indotta da trattamenti laser e led (fotobiomodulazione con sorgente luminosa infrarossi capace di stimolare fibre collagene ed elastiche) e grazie a varie sedute di terapia infiltrativa con fattori di cresciata autologhi (PRP o pappa piastrinica) è stato possibile conseguire un miglioramento progressivo e stabile che risolveva parzialmente la lassità cutanea della paziente, ma nel complesso migliorava il suo aspetto a 360° riportando un sorriso illuminante sul suo viso.