La protesi al seno compie 50 anni, un compleanno tra luci ed ombre

Le protesi al seno compiono 50 anni. E’ infatti trascorso mezzo secolo da quando – era la primavera del 1962 – venne effettuato il primo intervento di mastoplastica additiva.

La protesi al seno compie 50 anni, un compleanno tra luci ed ombre

Sono passati 50 anni da quando le prime protesi furono impiantati in un seno femminile, 50 anni dalla prima mastoplastica additiva. Da sempre le donne avevano tentato di supplire alle “carenze” di madre natura, e rimpolpare décolleté troppo scarni, ma sempre con metodi non risolutivi. Reggiseni (peraltro quest’ultimo indumento compie, a sua volta, il secolo di vita, dall’invenzione del primo prototipo) imbottiti e cuciture ad hoc possono certo andare bene per una serata speciale, ma poi basta spogliarsi per tornare come prima. Un seno prorompente, dunque, è sempre stato un po’ il sogno proibito delle ragazze (e dei loro uomini), e dalla primavera del 1962, ad oggi, quel sogno è diventato realtà.

Cambiare seno si può, “indossando” delle protesi. Ma vediamo la storia della prima mastoplastica additiva mai effettuata.

Protesi al seno, la storia del primo intervento

Per parlare dei primi impianti artificiali per aumentare la misura del seno femminile, dobbiamo tornare indietro al 1962, e fermarci in Texas, USA. Qui, il chirurgo Franck Gerow del Jefferson Davis Hospital di Houston, prendendo in mano una sacca piena di sangue e manipolando il materiale plastico della busta, si ritrovò a provare la stessa sensazione del toccare un seno femminile. Fu questa esperienza sensoriale che gli fece venire in mente l’idea di usare delle protesi morbide da impiantare nelle mammelle per aumentarne il volume. La prima operazione (di prova), venne effettuata su una cagnolina, Esmeralda, ma già nella primavera dello stesso anno (esattamente mezzo secolo fa), una fortunata, giovane donna, fece da “cavia” umana per la prima mastoplastica additiva.

Protesi al seno, la prima fu Timmie

Si chiamava Timmie Jean Lindsay, aveva all’epoca 30 anni, e fu la prima donna ad entrare in sala operatoria con una taglia di reggiseno, e uscirne con un’altra, nello specifico, passò da una seconda ad una terza abbondante. In realtà la ragazza aveva chiesto un altro intervento estetico ai medici, ovvero la rimozione di un tatuaggio, fu però posta davanti all’opportunità di rifarsi il seno, e non ci mise molto ad accettare, nonostante si trattasse di un vero e proprio salto nel buio. L’intervento venne effettuato dal dott. Gerow, in collaborazione con il collega Thomas Cronin, fu realizzato usando già delle protesi al silicone, e Timmie reagì benissimo, senza segni di rigetto e con grande soddisfazione. Ora quella giovane donna ha più di 80 anni, e così ricorda l’esperienza: “Pensavo che i miei seni sarebbero rimasti alti e sodi per sempre. Ma non è andata così. perché come quelli normali tendono a scendere verso il basso con l’avanzare dell’età”. Questo è fisiologico, infatti ancor oggi si consiglia di effettuare delle revisioni e dei controlli delle protesi dopo i 10 anni dall’intervento, proprio perché se è vero che il silicone (di buona qualità), non scade, comunque il corpo umano invecchia e cambia forma.

Protesi al seno, 50 anni tra luci ed ombre

E veniamo alle note dolenti dei nostri giorni. A 50 anni dalla prima mastoplastica additiva, possiamo tranquillamente affermare che il bilancio di questo richiestissimo intervento estetico è in bilico tra luci ed ombre. Se è pur vero che ha dato l’opportunità a tante donne di superare dei propri complessi di inferiorità legati alla misura o all’aspetto dei loro seni (anche se noi riteniamo che piuttosto che sul difetto fisico, si dovrebbe lavorare su come vincere le insicurezze a livello psicologico), è altrettanto cristallino come questa operazione si sia trasformato in un business lucrosissimo che troppo spesso aggira anche le minime regole di prevenzione e prudenza. Il caso delle protesi PIP è in tal senso emblematico: impianti di qualità scadente, in grado di lacerarsi e provocare infiammazioni e persino tumori alla mammella, venivano impiantate anche dai migliori chirurghi plastici. Ma non è solo questo il problema, non sempre, infatti, queste operazioni estremamente costose, vengono eseguite con i doverosi controlli, con quella perfetta igiene e con i tempi tecnici necessari per evitare qualunque complicazione. E così, accade anche che una mastoplastica si riveli un vero e proprio incubo per la donna che vi si sottopone, costretta a ripetuti interventi per correggere errori vistosi, quando non infezioni o problemi di rigetto. Insomma, la morale è sempre quelle, prima di decidere di farvi impiantare delle protesi al seno, pensateci molto, molto bene. Valutate i pro e i contro, non fermatevi al primo chirurgo ma consultatene diversi, domandate tutto quello che c’è da chiedere relativamente a possibili controindicazioni ed effetti collaterali, e se non siete convinte… acquistate un buon push up!

Parole di Paola Perria