La Liguria vieta l'ingresso negli uffici e negli ospedali alle donne con il burqa

La Regione Liguria, dopo la Lombardia introduce il divieto di ingresso negli uffici e negli ospedali alle donne con il burqa, il tradizionale abito delle donne di religione islamica che copre il volto. La norma è stata voluta dal Presidente della Regione Ligura Giovanni Toti e dall'assessora regionale alla Salute, Sonia Viale per i quali "l'8 marzo è una buona occasione per dire che il burqa è il simbolo della sottomissione della donna all'uomo”.

La Liguria vieta l’ingresso negli uffici e negli ospedali alle donne con il burqa

Dopo la Lombardia anche la Regione Liguria vieta l’ingresso negli ospedali e negli uffici alle donne con il burqa. Ad annunciarlo il presidente della Regione, Giovanni Toti, Forza Italia, e l’assessora regionale alla Salute, Sonia Viale per i quali “l’8 marzo è una buona occasione per dire che il burqa è il simbolo della sottomissione della donna all’uomo”. La delibera sarà votata dalla giunta questo venerdì.
Ma per l’assessora Viale la norma intende anche altro: “Disporre il divieto d’ingresso nelle strutture sanitarie per le persone che indossino il burqa significa per la Regione Liguria assumere una misura fortemente anti-discriminatoria a difesa della libertà delle donne”.
Non tutti però sono d’accordo. La decisione è stata infatti applaudita dal leader leghista Matteo Salvini che parla di “tutela della libertà della donna”, ma c’è malcontento tra le fila del Pd e del M5S. Per la portavoce regionale grillina Alice Salvatore al contrario è un provvedimento discriminatorio e che invece di estendere i diritti femminili, li riduce ulteriormente. “Fa inorridire l’idea che nel 2017 si tenti di impedire alle donne l’accesso alle cure sanitarie essenziali solo ed esclusivamente per i vestiti che indossano. Questa delibera non è altro che l’ennesimo atto di propaganda demagogica già andato in scena in Veneto e in Lombardia”.
Per Alice Salvatore l’8 marzo che oggi si celebra in tutto il mondo con scioperi e manifestazioni, dovrebbe essere l’occasione per parlare di uguaglianza nei diritti principali come la retribuzione sul lavoro, dove ancora esiste un gender pay gap.
Sulla stessa linea la capogruppo Pd in Regione, Raffaella Paita, che auspica invece un dialogo tra la nostra comunità e chi professa una religione diversa: “Gli stranieri in Italia sono 5 milioni, quasi il 10%. Molti sono musulmani. Una Regione seria affronterebbe queste vicende aprendo un dialogo con queste comunità, utilizzando mediatori culturali e stimolando una riflessione con la parte più moderata e avanzata”.

La polemica sul burqa

divieto burqa
Il burqa, ossia il tradizionale velo che indossano le donne di religione islamica e che copre in parte o integralmente il volto, è una questione che ritorna ciclicamente. La scorsa estate in occasione delle Olimpiadi di Rio ci fu un intenso dibattito sul burqini, il costume da bagno pensato per le donne musulmane che vogliono tenere il proprio corpo coperto. Ed anche allora lo scontro era proprio tra chi considera questi tipi d’abbigliamento una libertà e chi una costrizione.
Prima della Liguria, la Lombardia aveva introdotto le misure anti burqa nel gennaio 2016 con la giunta Maroni, predisponendo il divieto burqa e niqab nelle strutture regionali e negli ospedali lombardi per questioni di sicurezza.
Anche altri stati europei, come Francia, Belgio e Austria hanno deciso di vietare l’uso del burqa e di veli integrali o che coprono il volto nei luoghi pubblici. In Italia è stata ratificata il 2 agosto 2011 la modifica di una legge anti-terrorismo del 1975 che prevede ammende pecuniarie per gli individui che rendano irriconoscibile il volto in un luogo pubblico, siano essi veli religiosi, ma anche passamontagna o caschi.

Parole di Lavinia Sarchi