L'Organizzazione Mondiale della Sanità lancia l'allarme: troppo sale nella dieta degli italiani!

Secondo un recente studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nella nostra dieta quotidiana c’è troppo sale pericoloso soprattutto per chi soffre di ipertensione.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità lancia l’allarme: troppo sale nella dieta degli italiani!

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità nella nostra dieta quotidiana viene consumato troppo sale. Un monito da non dimenticare perché il sale, nonostante sia uno dei condimenti preferiti dagli italiani, è davvero molto dannoso per le arterie. A poco servono i continui suggerimenti dei nutrizionisti: gli italiani non amano le pietanze insipide e aggiungono sale ovunque, persino sulla pizza!

La quantità di sale giornaliera non dovrebbe superare i 5 grammi: peccato che da un recente studio è risultato che il consumo medio nella popolazione italiana adulta è di ben 11,2 grammi, per gli uomini, e 8,5 grammi per le donne!
 
Tra l’altro, i valori indicati, riguardano le persone che soffrono di ipertensione: questi soggetti sono ovviamente più a rischio anche se pare che non se preoccupino.
 
Mette in luce la situazione lo studio Minisa che è stato anche presentato recentemente a Roma, in occasione del XXVIII Congresso Nazionale della Società Italiana Ipertensione Arteriosa.

 
“Siamo molto lontani dalle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità secondo cui non bisognerebbe superare i 5 grammi di sale al giorno: un obiettivo raggiunto solo da una persona su dieci nella popolazione generale e dal 15% degli ipertesi. Non è sufficiente ridurre il sale a tavola e in cucina (preferendo sempre quello iodato), in quanto i due terzi del nostro consumo di sale è dovuto al sale aggiunto nel processo di preparazione industriale agli alimenti che acquistiamo già confezionati. E’ indispensabile quindi avviare un processo di riformulazione di questi prodotti attraverso un negoziato globale con l’industria” ha detto Pasquale Strazzullo, direttore del centro per l’ipertensione dell’Università Federico II di Napoli e responsabile dello studio Minisal.