Joker al cinema: quando si ama un cattivo

Joker, l'antagonista più iconico e carismatico, il cattivo per antonomasia, in un'interpretazione, quella di Joaquin Phoenix, che ce lo rende umano e molto più simile a noi di quanto crediamo.

Joker al cinema: quando si ama un cattivo

L'attore Joaquin Phoenix durante la Premiere di Joker. Foto Getty Images | Rich Fury

Diciamocelo, abbiamo storto tutti un po’ il naso a leggere il titolo di questo film…per quasi tutte le generazioni (a parte i super giovani) Joker ha un preciso volto, quello di Jack Nicholson e il suo sorriso esattamente a metà tra fascino e follia.

Ciò almeno fino al 2008 quando abbiamo visto Heath Ledger rendere il personaggio sullo schermo ancora più criptico nelle espressioni e decisamente più sintomatico del sempre noto “fascino maledetto”. La tragedia privata di Ledger poi aveva reso ancora più intoccabile quel personaggio. Sono andata a vedere il film senza aver letto recensioni o giudizi, non volevo condizionamenti considerando che c’erano già Jack ed Heath a complicare ogni valutazione; sono uscita dalla sala con la sensazione di non aver invece mai visto, finora, il vero Joker.

Joker: l’uomo dietro la maschera

Non è frutto di un confronto o un paragone, siamo soliti guardare Joker come il mero antagonista del supereroe senza sapere nulla o poco più dell’uomo che sta dietro la maschera.
La scelta di Todd Phillips di dedicare un film all’uomo prima che al personaggio ti consente di percorrere un viaggio al contrario: si sa qual è la meta, si conosce il risultato finale ma non sono note le azioni, le scelte, le vicissitudini e le svolte che ti ci hanno portato. Abbiamo tutti ben chiara l’immagine di Joker e i vezzi che, nel tempo, hanno caratterizzato il personaggio, ma prima di questo film non ne conoscevamo l’origine, non potevamo sapere come alcune manie fossero prima di Arthur Fleck (ma perché, voi sapevate come si chiamava Joker prima di essere Joker?) e poi della maschera, né potevamo intuire come certi bizzarri atteggiamenti trovassero un non so che di “normale” conoscendo tutta la storia.

L’evoluzione del personaggio

Senza correre il rischio di spoilerare alcunché, si può dire che i 123 minuti non narrano la storia di un “chi” ma di un “come”; ti trovi a conoscere un personaggio complicato, ad entrare nella sua mente e nei processi che la abitano, a provare prima tenerezza, poi disorientamento, simpatia e poi profondo sconcerto per l’uomo che diventa Joker. Quello che nelle varie trasposizioni cinematografiche di Batman viene solo tratteggiato qui viene perfezionato e forse reso accessibile, come se, con l’evoluzione di Joker, si collocassero al giusto posto i diversi tasselli di un puzzle. Sullo sfondo tutto quello che caratterizza Gotham City legittima le versioni futuristiche che ci sono state date.

Joaquin Phoenix: un magistrale Joker

Su tutto e su tutti l’interpretazione di Joaquin Phoenix; magrissimo, quasi irriconoscibile rispetto al paffuto e gaudente Commodo de Il Gladiatore, ma pienamente calzante; fa amare il “cattivo” e, forse, deve avere un po’di (sana) follia dentro di sé perché appare a completo agio nel rendere lo scompiglio mentale del personaggio.

Il ritmo del film è sempre alto, scandito dalla progressiva sconfitta di Arthur nella vita; non ci sono pause né momenti di riflessione, Arthur Fleck vive una serie di eventi e segue i suoi percorsi mentali finché ad un certo punto abbassa le difese e si lascia investire dal proprio essere: lo spettatore avverte il momento in cui, in un crescendo di smarrimento e contestuale consapevolezza di sé stessi, lì nella frattura tra bene e male, tra vittima e carnefice, nasce Joker.
Da vedere assolutamente.

Parole di Chiara Cioffi