Islanda, la parità di stipendio tra uomini e donne è legge

Prevista un'ammenda per chi viola le disposizioni in materia di parità di trattamento economico tra lavoratori e lavoratrici. Una svolta radicale che si innesta nel processo di continuo adeguamento del Paese alle esigenze di uguaglianza di genere, precedente dal notevole peso specifico per le altre nazioni.

Islanda, la parità di stipendio tra uomini e donne è legge

L’Islanda primo Paese nel mondo a dotarsi di una legge per la parità di stipendio tra uomo e donna. Un passo avanti strutturale nel processo di abbattimento delle disuguaglianze di genere nel trattamento economico da lavoro dipendente. Prevista un’ammenda in caso di violazione delle disposizioni, che nel corso del 2018 dovrebbero spazzare via il gap residuale di genere che era rimasto come retaggio del vecchio sistema, pregresso alle più recenti normative in materia.

Gender pay gap: il passo avanti dell’Islanda che insegna

In realtà, questo è l’ultimo atto di una lunga serie di tappe verso l’uguaglianza di genere e l’abbattimento definitivo del gender pay gap entro il 2022.
In Islanda, infatti, il percorso verso la parità di stipendio tra uomo e donna è iniziato tempo fa, ma ora si prevedono sanzioni per trattamenti economici difformi dalle disposizioni di legge.
Le aziende con più di 25 dipendenti dovranno dimostrare l’applicazione della parità salariale. Thorsteinn Viglundsson, ministro dell’Uguaglianza e degli Affari sociali islandese, aveva già accolto con grande entusiasmo l’effervescenza delle lavoratrici che, nel corso degli ultimi anni, hanno fatto del gender gap un vero e proprio anacronismo da distruggere. Aveva anche parlato della necessità di una svolta radicale, che ora sembra essere arrivata.

Islanda al primo posto nella scalata alle pari opportunità sul lavoro

Le pari opportunità sul lavoro costituiscono questione scottante sul tavolo operativo di molte nazioni nel mondo, nonostante siano sempre in vantaggio tiepidi approcci che, nel tempo, hanno evidenziato una sostanziale fallacia nella risoluzione del problema.
L’ultimo decennio ha visto l’Islanda in testa nella scalata alla parità di stipendio tra uomini e donne e, in un più ampio spettro d’analisi, al primo posto nel Global Gender Gap Report del World Economic Forum.
Il numero crescente di donne che partecipano attivamente alla vita politica ed economica del Paese ne ha fatto una sorta di oasi ‘felice’ rispetto alle realtà parallele di tutti gli Stati competitors.
Il gap salariale, però, restava da tempo ancorato a un impianto normativo non troppo incisivo che si è deciso di adeguare alle emergenze.

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Gender gap in Italia: ancora lontana l’uguaglianza salariale

A seguire l’Islanda sono Svezia e Norvegia, in cui si registrano le migliori condizioni lavorative e salariali per il genere femminile. La traduzione economica delle disparità di genere è sempre più attuale in molte nazioni, tra cui l’Italia.
Quest’ultima, infatti, fa parte di una costellazione di Paesi, come la Grecia e il Messico, in cui il tasso di occupazione delle donne fatica a guadagnare un incremento sensibile. A questo si accompagna un difficile percorso di adeguamento dei salari delle lavoratrici, che non si possono ancora dire completamente scevri da un contingente macrosistema di disuguaglianze, economiche ma anche sociali.
L’Italia ha comunque tra le mani alcuni spunti normativi su cui innestare più concrete politiche di intervento verso la parità di stipendio, un’uguaglianza retributiva uomo-donna che sembra ancora lontana.

Parole di Giovanna Tedde