Di Valentina Morosini | 2 Novembre 2010
Ridurre il sale nella dieta per l’ipertensione. Non è la prima volta che trattiamo l’argomento, anche perché i Paesi occidentali hanno dimostrato di essere molto sensibili su questa questione. Diminuire il sodio, vuol dire dare una speranza in più alla nostra salute, riducendo il rischio di ipertensione e di tutte quella malattie che in qualche modo influenzano il nostro sistema cardio-circolatorio. Oggi si sta pensando di trasformare questa idea in legge. È quanto propone uno studio australiano dell’Università del Queensland sulla rivista Heart che ha calcolato i benefici per la popolazione.
I limiti imposti per legge ridurrebbero del 18% le malattie cardiovascolari secondo Linda Cobiac, autrice della ricerca. In Australia è allo studio un marchio ben riconoscibile che potrebbe orientare il consumatore verso i prodotti iposodici. L’idea, secondo la mia modesta opinione, è ottima perché permette all’acquirente di scegliere consapevolmente cosa mangiare.
Questo avvertimento consentirebbe una riduzione dell’1% dei disturbi cardiaci, quasi il doppio di quanto si può ottenere con i consigli dietetici, troppo spesso inascoltati. Se tutte le aziende alimentari utilizzassero il marchio i vantaggi sarebbero 20 volte superiori.
Il vero problema è alla radice: non sappiamo cosa stiamo mangiando. Spesso nei prodotti confezionati c’è di tutto e leggere le etichette non è poi così facile. Gli adulti dovrebbero consumarne al massimo 6 grammi. L’obiettivo è ridurre l’ipertensione arteriosa. In Italia ne soffrono oltre 10 milioni di persone ed è la principale causa di infarto e ictus.
Parole di Valentina Morosini