Di Ritana Schirinzi | 26 Febbraio 2009

Difendersi dall’ invidia in fondo è facile, basta tenere lontani gli invidiosi, oppure farsi scivolare addosso il loro livore. Ma come fare quando siamo noi ad essere invidiosi o quando gli invidiosi ci logorano la mente?
Nel gioco al massacro dell’invidia soffre di più, sia fisicamente che psicologicamente, il mittente, cioè colui che prova questo sentimento forte, perchè si tratta di un tormento interiore logorante.
Secondo gli psicoterapeuti, voler far del male all’altro, nel quale ci si identifica, comporta anche la distruzione di se stesso. Una feroce battaglia interna da cui derivano tanti disturbi psicosomatici.
Qualche esempio? Mal di testa, derivato dal tentativo di bloccare il pensiero ossessivo, depressione, fino a disturbi dell’intestino, conseguenza al tentativo di digerire la rabbia verso gli altri, sentimento socialmente colpevolizzato.
Come si fa quindi a guarire da questo stato d’animo logorante e distruttivo senza danni? Prima di tutto bisogna ammettere il sentimento. Riconoscere la propria situazione è già un buon passo in avanti, poi occorre sfruttare l’invidia come uno stimolo a conoscersi e a migliorarsi.
La psicologia suggerisce che osservare pregi e difetti dell’altro permette di confrontarsi con se stessi e comprendere cosa va migliorato e quali invece sono i limiti e le potenzialità inespresse del proprio carattere e modo di essere da migliorare. Sfruttiamo, quindi, questo sentimento come un imput a fare di meglio.
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Parole di Ritana Schirinzi