Invecchiamento: "finger food" contro la demenza senile

Al Sant’Orsola di Bologna, reparto di geriatria, si sperimenta un nuovo programma alimentare denominato “finger food” per anziani. Mangiare con le mani previene la demenza senile.

Invecchiamento: “finger food” contro la demenza senile

L’invecchiamento si combatte a tavola, e non solo dal punto di vista strettamente nutrizionale. Anche le modalità con cui mangiamo, hanno degli effetti sul deterioramento del nostro cervello, e più ci abituiamo ad alimentarci in modo poco dinamico, meno stimoliamo le nostre funzioni cognitive. L’ospedale Sant’Orsola di Bologna, ha avviato una bellissima iniziativa denominata “Finger Food”, rivolta proprio ai pazienti di geriatria, che vede la collaborazione di medici, dietologi, infermieri e, naturalmente, cuochi della mensa.

In pratica, partendo dal presupposto che per prevenire e contrastare l’insorgenza di patologie come la demenza senile e il delirio negli anziani sia necessario mantenere “elastico” e vitale il loro cervello, è stato messo a punto un programma alimentare che si basa proprio sul concetto del “mangiare con le mani”. Dagli spiedini alle olive ascolane, agli arancini: si parte dal tatto, quindi, per arrivare a stimolare le diverse aree cerebrali, migliorare l’autostima, divertire e, ultimo ma non ultimo, migliorare la qualità della dieta quotidiana.
 
I medici hanno cercato di riprodurre in ospedale ciò che già si fa nelle case di riposo e in altre strutture per anziani. “I pasti sono stati pensati per essere mangiati con le mani in completa autonomia”, spiega la dietista Nadia Sabbatini. I cibi sono sempre proposti in ciotole colorate, per stimolare anche il senso della vista e tra i must che non mancano mai nel menù giornaliero dei pazienti anziani ci sono il succo di mela, per il buon umore, e la cioccolata calda prima di andare a letto, perché agevola il riposo notturno.
 
A quanto pare, questa sperimentazione che va vanti da un mese, sta dando ottimi risultati: “Stimolare i sensi aiuta anche nei rapporti con i familiari e il personale, commenta la direttrice della struttura sanitaria, Maria Pia Lunardelli, specificando che è proprio durante il pasto, che i medici riescono a valutare al meglio le abilità funzionali dei singoli pazienti. Questo perché: “Il pasto è uno dei momenti più critici, perché crea stress e comportamenti aggressivi”. Per il momento il progetto Finger food è limitato al solo reparto geriatrico del Sant’Orsola, ma poiché i risultati sono incoraggianti, sicuramente verrà ampliato ad altre strutture.

Parole di Paola Perria