Iniezioni di candeggina alla figlia per ucciderla lentamente: madre arrestata

La donna l'avrebbe fatta franca per due volte, convincendo gli inquirenti della sua innocenza sino al terzo arresto con l'accusa di tentato omicidio e torture.

Iniezioni di candeggina alla figlia per ucciderla lentamente: madre arrestata

Foto: Pixabay

Una donna è finita a processo con l’accusa di tentato omicidio e torture ai danni della figlia. La bambina sarebbe stata sottoposta per ben 17 mesi a iniezioni di candeggina e sapone liquido. Secondo gli inquirenti, la madre voleva ucciderla lentamente.

Inietta candeggina e sapone alla figlia

L’assurdo caso di cronaca arriva dalla Turchia, dove una giovane mamma, Elif K., è finita sul banco degli imputati con l’accusa di aver tentato di uccidere la figlia neonata.

Non è tutto: alla donna viene contestato anche il reato di torture dopo quanto emerso in sede di indagine.

Avrebbe iniziato a somministrare piccole e costanti dosi di sapone liquido e candeggina per via endovenosa sin dal primo mese di vita della piccola. Una pratica che sarebbe andata avanti per 17 mesi, sino alla scoperta dell’orrore da parte delle autorità.

La donna avrebbe anche aggredito la bambina in più occasioni, provocandole ferite con un rasoio e fratturandole il cranio a 9 mesi.

Sotto interrogatorio ha confessato di essere l’unica responsabile di quelle azioni, e che lo scopo era quello di uccidere la figlia perché “non era in grado di darle affetto”.

Da quando aveva un mese – ha rivelato l’imputata ai giudici –, le ho iniettato candeggina e sapone liquido nelle orecchie, nel naso e nell’ombelico, fino a quando ha iniziato a sanguinare“.

Nella ricostruzione degli orrori compiuti c’è un altro elemento sconcertante: “L’ho portata in ospedale per le cure – ha aggiunto la donna –  e quando l’hanno dimessa ho continuato a torturarla, le ho iniettato candeggina e sapone e l’ho tagliata con un rasoio in testa, occhi, gambe, braccia e petto“.

Al vaglio degli inquirenti anche la posizione dei sanitari che non si sarebbero inizialmente accorti del reale tenore di quanto stava accadendo alla neonata.

A lanciare l’allarme è stato il padre, Eray K., che ha portato la bambina in ospedale una seconda volta dopo aver visto del sangue colare dalle orecchie e dall’ombelico della figlia. Avrebbe controllato il suo corpo rendendosi conto della presenza di vistosi lividi e tagli.

Le indagini hanno portato a un primo arresto della mamma, che interrogata, però, avrebbe convinto la polizia della sua innocenza. Rilasciata, avrebbe reiterato la condotta sino al secondo arresto.

Sarebbe seguito un nuovo ricovero della bambina, e i medici avrebbero allertato e autorità sulle condizioni della minore condensando i sospetti sulla giovane donna. È così che si sarebbe arrivati al terzo arresto, alla confessione e al processo. La piccola è stata affidata al padre e avrebbe iniziato la lenta ripresa.

Parole di Giovanna Tedde