Incontra una escort e finisce minacciato da un uomo con la katana: costretto a chiedere i soldi alla moglie

Il 30enne è finito sotto inchiesta per possesso di un coltello affilato, mentre l'uomo con la katana è indagato per rapina armata

Incontra una escort e finisce minacciato da un uomo con la katana: costretto a chiedere i soldi alla moglie

E’ finito male l’incontro avvenuto lo scorso aprile tra un 30enne di Verona e una escort. Avevano deciso tutto al telefono: 300 euro per un incontro sessuale a Trieste, poi però qualcosa è andato storto. Dopo aver consumato, l’uomo ha cambiato idea e ha detto alla donna che avrebbe voluto pagare la metà della cifra. Ne è nata un’accesa discussione che ha visto l’intervento di un’altra figura, probabilmente un amico della lucciola, armata di katana. Quello che è successo dopo ha davvero dell’incredibile.

Facciamo un passo indietro per ricostruire la vicenda dall’inizio. Il 30enne, pattuiti gli estremi dell’incontro, si è messo alla guida della sua auto. Non era da solo però, ad accompagnarlo c’erano la moglie e il figlio. Non è chiaro se i due fossero al corrente delle intenzioni dell’uomo. In ogni caso, una volta arrivati in vicolo dell’Ospedale Militare, luogo dell’incontro, i familiari sono rimasti ad attendere il suo ritorno.

L’uomo, marito e padre di famiglia, dopo aver consumato il rapporto, ha deciso di elargire alla escort soltanto 160 euro. La donna non ha di certo accettato, immediatamente i toni si sono alzati e in breve è intervenuta una terza persona, un 37enne armato di katana, per convincere il cliente a pagare l’intera cifra pattuita.

Peccato però che il 30enne non avesse con sé 300 euro e per questo è stato costretto a chiamare la moglie per farsi dare i 140 euro mancanti.

Sulla vicenda dai confini piuttosto nebulosi, il pm Federico Frezza ha aperto un fascicolo. Il trentasettenne che impugnava la katana è indagato per rapina armata. Il 30enne invece è finito sotto inchiesta per il possesso di un coltello affilato. Entrambi sono stati rinviati a giudizio. La magistratura avrà anche l’onere di accertare se la presenza del terzo incomodo in quella situazione possa prefigurarsi come favoreggiamento alla prostituzione della escort, che peraltro nella vita di tutti i giorni farebbe la baby sitter.