Dalla Spagna il reality per diventare suore

Dalla Spagna arriva il nuovo reality Quiero ser monja (voglio diventare suora) in cui 5 ragazze ventenni scopriranno se hanno una vera vocazione alla vita monastica oppure no. Per capirlo saranno aiutate da alcune missionarie. Ci sono polemiche inerenti la spettacolarizzazione della vita religiosa.

Dalla Spagna il reality per diventare suore

Sta facendo scalpore il nuovo reality proveniente dalla Spagna Quiero ser monja (Voglio essere suora). Un reality monastico? In un certo senso sì: le concorrenti sono 5 ragazze ventenni che dicono di avere la vocazione e l’occasione per verificarla è questo reality. Dovranno capire cioè, con l’aiuto delle missionarie del Santissimo Sacramento di Madrid, se si tratta di una vera e propria chiamata dall’alto, che le farà diventare suore oppure no.
Negli ultimi anni, nello show business c’è stata una vera e propria gara a creare il reality più innovativo e rivoluzionario, visto che quelli più longevi, come il Grande Fratello, nelle ultime edizioni hanno dato segni di stanchezza. Nel caso spagnolo, l’idea del nuovo reality sembra essere riuscita: in Spagna si parla di programma televisivo dell’anno.
La location di “Voglio diventare suora” non poteva che essere un convento, quello dell’Escorial, poco fuori dalla capitale.
Il casting sui generis ha reclutato cinque ragazze, tra cui una a cui piace andare ai party, un’altra che non va mai a messa ma dice di sentirsi vicina a Dio, un’altra ancora che si è fatta accompagnare all’ingresso del convento con il fidanzato, in lacrime. Denominatore comune tra le ragazze: hanno sentito la chiamata. Ovviamente non sono mancate le polemiche. Su El Mundo il sacerdote e giornalista Carmelo Pérez ha tuonato: “La vocazione non passa attraverso la Tv”.
La verità però è che In Spagna ha già spopolato, ha avuto record di ascolti e lo stesso nel suo omonimo, da cui ha tratto ispirazione, The Sisterhood: becoming nuns negli Stati Uniti .

Stessi meccanismi dei reality

Come in ogni reality che si rispetti, ci sono telecamere ovunque dentro il convento e ci mostrano le attività delle concorrenti: la preghiera prima di tutto, i momenti di vita in comune, i giochi, i momenti di riflessione. Le prove delle concorrenti, secondo i meccanismi del reality, dovrebbero essere dei momenti per mettere alla prova la loro fede.Stesso funzionamento degli altri reality per quanto riguarda i contatti con l’esterno: sono ovviamente proibiti, ma non mancano chiamate a genitori e fidanzati. Ciò che è vietato è l’utilizzo del cellulare e il trucco. Niente televoto, ma al termine delle sei settimane di registrazione le cinque ragazze annunceranno se si faranno suore oppure no.
Le candidate alla vocazione sono quindi concorrenti, il convento diventa uno studio televisivo e la vittoria consisterà nella vita monastica. Come è facile capire, c’è già chi maligna che la vocazione c’entri ben poco, quanto piuttosto la ricerca di visibilità, le stesse accuse e dubbi che puntualmente si ripetono, ogni anno, sulla genuinità e veridicità dei reality.

Parole di Lavinia Sarchi