Il movimento dei forconi è anche donna

Il movimento dei forconi che sta creando scompiglio e disagi in tutta Italia, un movimento di rivolta popolare, di protesta, molto articolato.

Il movimento dei forconi è anche donna

Non si parla d’altro, o quasi, in questi giorni di “assedio” del Bel Paese: il movimento dei forconi ha sotto scacco l’Italia? Sotto scacco forse no, ma con la manifestazione “L’Italia si ferma” scattata alle 22.00 di domenica 8 dicembre, questo movimento di rivolta popolare, di mobilitazione di piazza sta creando disagi alla viabilità di molte città, a nord, a sud e nelle isole italiane. Un movimento di cittadini arrabbiati che è anche “donna”, che ha il volto di lavoratrici stanche del precariato e dell’instabilità, di casalinghe preoccupate per il loro futuro e per quello dei loro figli, di giovani e giovanissime, ma anche di cinquantenni e sessantenni che temono di non poter contare su una pensione.

I forconi: cosa sono, chi sono?

Il movimento dei forconi non è neonato, anzi. La prima manifestazione più eclatante risale a un anno e mezzo fa in Sicilia, quando gli autotrasportatori per protestare con accise e aumenti delle tasse sulla benzina bloccano l’isola per nove giorni.

Tra i volti e nomi più noti del movimento, un vero e proprio maxi movimento dall’articolazione complessa e dalle ramificazioni in tutta la penisola, ci sono quelli di Lucio Chiavegato, artigiano, che coordina i forconi al nord, Augusto Zaccardelli, segretario nazionale del “Movimento autonomo degli autotrasportatori” che si occupa del sud, e di Mariano Ferro, imprenditore agricolo considerato l’inventore del movimento. Anche se, in realtà, il vero ideatore è Felice Floris, allevatore sardo e capo dell’associazione dei pastori sardi, che proprio da una frase di Mariano Ferro, “dobbiamo prenderli a forconate”, ha dato vita all’associazione di agricoltori, pastori, allevatori.

Uomini, agricoltori, pastori, artigiani e autotrasportatori, ma anche donne, lavoratrici o casalinghe, professioniste e mamme, come Marika Cortesi, la responsabile del coordinamento di Milano Nord del movimento. Marika ha 50 anni, è una casalinga che si è sempre occupata della sua famiglia e della madre anziana; non ha mai fatto politica attivamente; ma oggi ha deciso di dire basta, di scendere in strada per protestare, anche lei. “Per me è la prima volta. Ho deciso di partecipare perché sono stanca: più volte ho provato a dire quello che penso ma nulla. Questa è l’occasione giusta per farci sentire: stiamo dicendo che il popolo italiano non dorme, siamo qui con occhi e orecchie bene aperti. Credono di prenderci in giro anche grazie ai giornali che dicono quello che vogliono loro, ma noi ci informiamo a modo nostro, sul web e non solo: non ci possono più prendere in giro” ha dichiarato Marika.

Fermiamo l’Italia

Fermare l’Italia, paralizzarne alcune arterie vitali per farsi sentire, per far arrivare il proprio grido di protesta fino ai palazzi del potere. La rivolta di piazza cominciata domenica sera, che non accenna ancora a placarsi, coinvolge tutti i lavoratori, non solo quelli della terra, i contadini e i pastori, come all’inizio; coinvolge persone diverse, per cultura e professione, ideali e schieramenti politici; coinvolge uomini, ma anche molte, moltissime donne; coinvolge molti italiani che non si sentono più rappresentati dello Stato, che si sentono abbandonati dalle Istituzioni.

La manifestazione, che ha interessato e continua a interessare diverse città in tutta Italia, si è svolta tra blocchi stradali e ferroviari, presidi e cortei, volantinaggi ed episodi di guerriglia urbana.

Le rivendicazioni

Armati di “forconi”, più o meno simbolici, i manifestanti vogliono rivendicare: la necessità di regolamentare la globalizzazione per riprendersi il lavoro; il rifiuto di questo modello di Europa, acuito dalla necessità di riguadagnarsi la sovranità sia dei popoli sia della moneta; il bisogno di riappropriarsi della democrazia; il rifiuto di essere rappresentati da un governo non eletto; l’esigenza di riprendersi la dignità, contro le politiche di austerità.

La politica italiana, come dichiarato dagli stessi manifestanti, come Marika Cortesi, dovrebbe: “Ascoltarci. Non devono dire che siamo faziosi, non siamo né di destra né di sinistra. Nel coordinamento Milano Nord, ma in generale in tutti, la politica non centra. Anche chi ha un’identità politica, se l’è tolta. Qui ci sono solo cittadini italiani”.

Parole di Camilla Buffoli