Grassi idrogenati: stop durante l'allattamento

Un'ottima prevenzione sia per le neomamme che per i piccoli nascituri è la diminuzione dell'assunzione giornaliera di grassi idrogenati. Nemici dell'organismo in generale, sono notevolmente nocivi durante l'allattamento.

Grassi idrogenati: stop durante l’allattamento

Ormai da anni si sa che i grassi idrogenati sono dannosi per la salute. Tali grassi, una volta nell’organismo, non vengono più riconosciuti come estranei e anzi, se ne mangiamo troppi, vengono amalgamati con i nostri tessuti al posto di quelli vegetali e possono nuocere al funzionamento cellulare. Gli effetti negativi legati al loro utilizzo nella dieta alimentare sono molteplici: dal rischio cardiovascolare all’ aumento del livello di insulina nel sangue, dal potenziamento dei radicali liberi all’asma nei bambini, dall’aumento di testosterone al influenza negativa sulla risposta immunitaria dell’individuo. Non meno pericolosa è la scoperta che questi grassi idrogenati, se ingeriti da una mamma, che allatta possono far male alla salute del bambino.

Il rischio è quello di provocare un aumento vertiginoso del grasso corporeo non solo dell’infante, ma anche della mamma stessa. L’ idrogenazione trasforma gli acidi grassi polinsaturi in altri grassi e sono molto vantaggiosi per il mercato alimentare.
 
Infatti attraverso questa tecnica si può ottenere un grasso solido, come la margarina (quest’ultima è considerata il grasso idrogenato per eccellenza) partendo da semplici oli; tale grasso solido è usato per la preparazione di molti prodotti da forno anche confezionati, come brioche, biscotti, torte…
 
Inoltre i grassi idrogenati sono prodotti a lunga scadenza: ricordate che una brioche preparata con margarina ha una scadenza a un anno dalla produzione, mentre la stessa che ha come ingrediente il burro scade dopo qualche mese. Certo il dubbio potrebbe assalire soprattutto i consumatori di brioche nei bar.
 
Alla fine dell’elenco dei cosiddetti “vantaggiosi” grassi idrogenati, bisogna inserire il dato più importante: il loro basso costo che determina la proliferazione di prodotti molto competitivi. Un esempio eclatante di un esercizio che usufruisce positivamente di questa “vantaggiosa risorsa” a basso costo è la gelateria. Pensate a come la mescolanza di grassi idrogenati, conservanti e aromi possa creare, all’interno delle merendine confezionate, una moltitudine di gusti a costi molto limitati.
 
A questo enorme “vantaggio” per il processo industriale di idrogenazione si contrappone nettamente lo svantaggio salutistico dell’uso di tali grassi. Le neomamme devono controllare fin dal periodo di gestazione la loro alimentazione e non abusare di grassi idrogenati.
 
Esiste un elenco di alimenti che sono a rischio e il cui utilizzo dovrebbe essere limitato, soprattutto per il benessere del nascituro: crecker e grissini, creme spalmabili, dessert, budini e mousse, dolci, biscotti, merendine e prodotti di pasticceria, preparati per cioccolate, dolci, paste sfoglie, semifreddi. Insomma la salute fisica di mamme e piccini dipende dall’utilizzo o meno di questi e altri prodotti sempre sulle tavole degli italiani. 
 
Le mamme nella fase di allattamento che assumono quotidianamente grassi idrogenati rischiano di far salire di sei volte la probabilità di aumento del grasso corporeo rispetto al peso del periodo gestazionale. Grazie a una particolare ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati sull’ European Journal of Clinical Nutrition, si è giunti alla conclusione che analizzare e valutare il grasso è molto più importante che prendere in considerazione solo il peso.
 
Tra i ricercatori che hanno effettuato tale  studio e che hanno misurato il grasso corporeo delle madri e dei figli, figura anche lo specialista Alex Anderson, docente del College of Family and Consumer Sciences, il quale sostiene a gran voce che ” è proprio la quantità di grasso presente nell’organismo a danneggiare gravemente la salute“. Lo studioso aggiunge che  l’utilizzo di grassi idrogenati durante l’allattamento è decisivo e nettamente più “ingrassante” rispetto agli stessi grassi ingeriti in altri momenti della vita.
 
Anderson stabilisce un limite quantitativo da non oltrepassare soprattutto per le mamme, ovvero i 4,5 grammi di grassi idrogenati al giorno. Sarebbe molto salutare seguire i consigli dello specialista, soprattutto per evitare un accumulo smisurato di adiposità sia per mamme che per piccini.