Giallo Denise Pipitone, un'impronta può riscrivere la storia?

Il caso della piccola, scomparsa il 1° settembre 2004 a Mazara del Vallo, è un vero e proprio enigma investigativo su cui si sono condensate le più disparate ipotesi. Ultima quella di una 'traccia' indicata come possibile svolta.

Giallo Denise Pipitone, un’impronta può riscrivere la storia?

Foto: la piccola Denise Pipitone, scomparsa nel 2004 all'età di 4 anni/Ansa

Denise Pipitone è scomparsa il 1° settembre 2004, all’età di 4 anni, a Mazara del Vallo. Da allora, intorno al caso (diventato con prepotenza un vero e proprio rompicapo) si sono condensate numerose ipotesi e piste investigative sinora inutili a risolvere il mistero. Un giallo su cui irrompe una presunta ‘impronta digitale’ capace di assumere i connotati della ‘svolta’.

Ipotesi svolta sul caso Pipitone

Le indagini di Denise Pipitone si sono spesso infrante contro il muro di tante insidie investigative. Prima fra tutte, la difficoltà di ‘tracciare’ il percorso compiuto dalla piccola, sparita nel 2004 all’età di 4 anni, e da allora nel limbo dei cold case sui minori scomparsi.

Una battaglia per la verità, serrata e incessante, è condotta dalla madre Piera Maggio, che insiste da sempre sull’idea che la figlia, 18 anni il prossimo 26 ottobre, sia ancora in vita.

14 anni di ricerche, speranze e piste frammentarie a rincorrersi in quello che ha assunto i prepotenti contorni dell’enigma.

Da Pomeriggio 5 arriva l’ipotesi di una svolta, legata a una presunta traccia di Dna repertata nei luoghi frequentati dalla bambina. Ad avanzare questa tesi è un’inviata della trasmissione: “Da alcune minuscole impronte di polpastrelli, con le tecnologie attuali, sarebbe possibile estrarre il Dna. Questo sarebbe un dato importante perché permetterebbe di capire gli ultimi spostamenti della bimba“.

La giornalista spiega che i Ris di Messina starebbero concentrando il fuoco d’indagine proprio in questa direzione. Massima, come d’obbligo, la cautela intorno a queste dichiarazioni che potrebbero nuovamente iscriversi nell’affollato capitolo di ‘fallimenti’ investigativi sulla vicenda.

Una delle piste in testa alle indagini della prima ora fu quella del rapimento, compiuto dalla sorellastra Jessica Pulizzi per motivi di vendetta. Un impianto d’accusa crollato definitivamente con l’assoluzione confermata in Cassazione, nel 2017.

Parole di Giovanna Tedde