Frutti di mare in gravidanza: si possono mangiare?

I frutti di mare non dovrebbero essere compresi nella dieta della futura mamma durante la gravidanza per evitare rischi.

Frutti di mare in gravidanza: si possono mangiare?

Frutti di mare in gravidanza: si possono mangiare o sono tra gli alimenti da evitare categoricamente? Con buona pace delle future mamme che difficilmente sanno resistere ai sapori intensi di questi cibi prelibati i frutti di mare appartengono proprio alla seconda categoria. Sono tra gli alimenti da bandire durante la gestazione e l’allattamento.

Gustosi protagonisti dei piatti a base di pesce più esclusivi, i frutti di mare non possono essere inclusi nella dieta della donna in dolce attesa. Per quanto sia forte la futura mamma deve zittire la sue voglia di frutti di mare durante la gestazione e durante l’allattamento, per evitare ogni possibile rischio per la sua salute e, soprattutto, per quella della piccola vita che porta in grembo.

Potenzialmente benefici, perché ricchi di alcune sostanze utili per lo sviluppo cerebrale del piccolo, come gli acidi grassi omega 3, i frutti di mare sono da considerare tra gli alimenti da vietare quasi categoricamente durante i nove mesi di gravidanza. Perché i possibili rischi superano di gran lunga i benefici degli acidi grassi omega 3.

Da bandire o, almeno da limitare a casi eccezionali e dopo attente cotture, tutti i frutti di mare, come cozze, vongole, calamari, fasolari, patelle, seppie e polpi. Il loro sapore delizioso potrebbe nascondere insospettabili microrganismi o agenti patogeni pericolosi. Particolare attenzione ai molluschi come cozze, vongole e fasolari, da eliminare dalla dieta della futura mamma senza possibilità di appello, perché nei fondali marini agiscono come filtri per l’acqua, che assorbono e trattengono parte delle sostanze filtrate. Basta pensare al livello di inquinamento dei principali specchi d’acqua salata, per intuire il livello del rischio: questi molluschi assorbono e filtrano acqua carica di elementi inquinanti e possono essere portatori di germi e microrganismi patogeni.

In particolare, il rischio ha alcuni nomi ben precisi. Le infezioni che la futura mamma rischia di contrarre, mettendo in pericolo la salute del piccolo che porta in grembo, si chiamano salmonellosi, un insieme di disturbi provocati da un particolare tipo di batteri, le salmonelle, e toxoplasmosi, una malattia infettiva molto diffusa e in genere innocua, che se contratta in gravidanza, però, può diventare pericolosa per il bebè.

Divieti assoluti, ma anche piccole eccezioni e concessioni: i calamari, le seppie o i polipi, se vengono cotti ad alte temperature, possono essere consumati, con moderazione. Dopo il parto, se si allatta il bimbo al seno valgono gli stessi consigli e restrizioni, per non rischiare di trasmettere al piccolo, attraverso il latte materno, infezioni o microrganismi.

Parole di Camilla Buffoli