Etichette e scadenza: quando gli alimenti si devono buttare e quando no

Esistono molti punti di domanda sulla questione della scadenza riportata sulle etichette degli alimenti. Facciamo un po' di chiarezza sulla questione.

Etichette e scadenza: quando gli alimenti si devono buttare e quando no

Che rapporto c’è tra le etichette e la scadenza sopra riportata? Quando gli alimenti si devono buttare e quando, invece, no? A seconda del tipo di scadenza e in base al tipo di alimento, non è detto che gli alimenti scaduti debbano sempre essere buttati via. Nella maggior parte dei casi, i cibi “teoricamente” scaduti che riportano le diciture data di scadenza, da consumarsi preferibilmente entro e da consumarsi entro, vengono immediatamente eliminati. Ciò accade perchè non è ben chiaro il significato delle etichette e la loro funzione. In questo articolo scopriamo in modo più approfondito cosa vogliono dire, e quali alimenti possono essere consumati anche dopo la data di scadenza.

Le etichette, cosa sono e a cosa servono?

L’etichetta riportata sulla confezione degli alimenti è una guida fondamentale per consumare il prodotto in modo corretto, apprenderne i valori nutritivi e gli ingredienti ma, sopratutto, per conoscere l’esatta data di scadenza. Con il termine data di scadenza s’intende il limite di tempo entro il quale il prodotto alimentare mantiene le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione. Tuttavia, nonostante l’unione Europea abbia introdotto nuovi obblighi per le etichette alimentari, c’è ancora molta confusione con i vari termini che vengono riportati sulle confezioni.
Va da sé, quindi, che prima di consumare qualsiasi tipo di alimento, entro o dopo la data impressa sulla confezione, è importante verificare che la sua conservazione sia stata ottimale, che le confezioni siano sigillate e non vi siano rigonfiamenti, e nel caso di confezioni aperte va verificato che non siano presenti muffe e che colore e odore non siano sgradevoli. Ma cibi scaduti si devono buttare o si possono mangiare? Per eliminare i dubbi è necessario distinguere bene tra le formule:

1. Da consumarsi entro

La dicitura da consumarsi entro è la scadenza vera e propria e indica un termine oltre il quale il prodotto non è più microbiologicamente idoneo al consumo: si definisce cibo scaduto e può essere pericoloso per la salute a causa della proliferazione di batteri, termine dopo il quale il produttore non garantisce più. Questa dicitura deve essere seguita dalla data, la quale deve essere scritta in modo chiaro e leggibile, con caratteri indelebili e in una posizione facilmente individuabile. Generalmente, caratteristica di prodotti alimentari che vanno incontro ad una rapida deperibilità come per esempio i prodotti freschi preconfezionati come per esempio carne, formaggi, latte e pesce, è anche seguita da informazioni sulle condizioni di conservazione.

2. Da consumarsi preferibilmente entro

La dicitura da consumarsi preferibilmente entro è associato al Termine Minimo di Conservazione (TMC), e viene invece apposta in prodotti alimentari non soggetti a rapida deperibilità. La data indica fino a quando il prodotto alimentare conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione, e può essere espresso con:

  • l’indicazione del giorno e del mese per i prodotti alimentari conservabili per meno di tre mesi
  • l’indicazione del mese e dell’anno per i prodotti alimentari conservabili per più di tre mesi ma per meno di diciotto mesi
  • la sola indicazione dell’anno per i prodotti alimentari conservabili per più di diciotto mesi

Andando oltre la data specificata dall’etichetta, l’alimento potrà risentirne in termini di gusto, aroma, colore e consistenza, ma rimarrà sicuro. Ma fino a quando possiamo consumarlo? Ovviamente dipende dai casi ma ci si può basare sul tempo minimo di conservazione e considerare che più lungo è, e maggiore sarà il margine di tolleranza, sempre che il prodotto sia stato conservato correttamente.

I cibi che non hanno scadenza

Da segnalare che l’indicazione del TMC non è richiesta per alcuni prodotti come:

  • gli ortofrutticoli freschi
  • le bevande analcoliche
  • i gelati monodose
  • vini, vini liquorosi, vini spumanti, vini aromatizzati e prodotti simili ottenuti a base di frutta diversa dall’uva, nonché delle bevande ottenute da uva o mosto di uva
  • le bevande con un contenuto di alcol pari o superiore al 10% in volume
  • i prodotti della panetteria e della pasticceria che, per loro natura, sono normalmente consumati entro le
    ventiquattro ore successive alla fabbricazione
  • gli aceti
  • sale e zucchero da cucina
  • i prodotti di confetteria consistenti quasi unicamente in zuccheri aromatizzati e/o colorati
  • le gomme da masticare e prodotti analoghi

Tuttavia, possono trovarsi cibi che è possibile consumare anche 3-4 mesi dopo la data sulla confezione, come ad esempio:

  • la salsa di pomodoro
  • il tonno sott’olio
  • i sottaceti
  • l’olio d’oliva di buona qualità
  • la pasta secca
  • il riso

La conservazione degli alimenti

È quindi importante capire che la regola basilare da adottare è quella della corretta conservazione del cibo, per evitare di incorrere in infezioni alimentari varie. Questo vale sia per gli alimenti che appartengono alla categoria da consumarsi preferibilmente entro che per quelli del da consumarsi entro. Va ricordato che carne e pesce vanno conservati nella parte più fredda del frigorifero, ossia sul vetro sopra la vaschetta per frutta e verdura. Anche le uova devono essere tenute in frigorifero ma nella parte più calda, ossia nelle mensole interna della porta. E a proposito di frigorifero, il suo interno va regolarmente pulito con rimedi naturali , come acqua e bicarbonato o aceto, e gli alimenti, non in perfetto stato di conservazione, vanno rimossi subito.