Single e felici: il caso Emma Watson, fiera partner di se stessa

Spiazzante rivelazione di Emma Watson, giovane attrice britannica, sulla propria situazione sentimentale. Non più single ma partner di se stesse, donne che hanno deciso di volersi bene e accettarsi prima di avere qualcuno al proprio fianco

Single e felici: il caso Emma Watson, fiera partner di se stessa

Emma Watson. Foto Getty Images | Pascal Le Segretain

Esiste una parola per descrivere la felicità anche da single? Secondo la star Emma Watson, che ne ha coniata una giusto per l’occasione, sì: “self partnered”. In italiano sarebbe “auto-partner”, o meglio “partner di se stessa”, ed è così che l’attrice si sente, in un universo di relazioni in cui non avere un compagno o una compagna, spesso, suona come una condanna all’invisibilità.

Altro che musi lunghi da zitella stile Bridget Jones, qui si tratta di una vera rivoluzione interiore che punta dritta a restituire dignità e gratificazione allo status di chi sceglie di non stare con qualcuno dal punto di vista sentimentale.

Al bando la triste parola ‘single’, spazio a una nuova prospettiva sul rapporto con il proprio Io, lontano dalla paura di non avere una persona al proprio fianco e immersi nella consapevolezza di bastare a se stessi.

L’attrice americana Emma Watson si fa portatrice di un nuovo modo di intendere il benessere della solitudine, e ha descritto chiaramente la sua situazione, alla soglia dei 30 anni, arrivando al punto con una sola definizione: “Sono in coppia con me stessa (self partnered, appunto), e sono felice“. Si sente completa, dunque, e senza rimpianti.

Non chiamatela single: Emma Watson è ‘self partnered’

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Diciamocelo: quante di noi si sono sentite immuni dagli sguardi inquisitori dei parenti, magari durante il matrimonio della nostra migliore amica, mentre tutti sembrano andare in meta con famiglia, mariti, figli e invece… noi siamo ancora qua? Agli occhi degli altri sempre ferme, alle porte dei 30, ma anche dei sospettati anta, con una sola certezza: se stesse.

Nessun fidanzato e nessun marito, nessuna necessità di essere in due per sentirsi realizzate: è così che un’intera generazione di donne, che sopravvivono al cliché della coppia come marchio di successo, condisce le sue giornate e le prospettive future.

Emma Watson docet: all’età di 29 anni, la star ha dipinto uno spaccato che appartiene a tante, tantissime principesse che non sognano un principe, e che cercano di liberarsi con intelligenza della diffidenza di chi pensa per due, di quel modo di vedere le cose che sa di abitudine e naftalina.

C’è un flusso di messaggi subliminali intorno a me: se non hai una casa tua, se non hai un marito, un bambino, una posto stabile e una carriera sicura o se stai semplicemente ancora cercando delle risposte. C’è solo un’incredibile quantità di ansia“.

È il quadro della realtà che l’attrice ha vissuto e vive ancora intorno a sé, alla sua identità di donna che si autodetermina senza nulla chiedere oltre a quanto già la sua testa e il suo cuore abbiano disegnato per lei. È un racconto restituito all’edizione britannica della rivista Vogue sotto forma di riflessione a tutto tondo sul principio dell’esistenza stessa, che è anzitutto capacità di restare al mondo individualmente, prima ancora che in due o più.

Per troppo tempo ho pensato che non si potesse essere single e felici. L’idea di essere self partnered, stare bene con me stessa, la consideravo la solita frase fatta. Mi ci è voluto molto tempo, ma adesso sono davvero felice”. Facile a dirsi, un po’ meno a farsi ma… una volta aperta la porta del proprio universo di certezze, è facile gestire lo spazio dei sentimenti anche quando non nascono per essere condivisi. Non pensatela in grigio, non definitela ‘da single’: è una vita da “self partnered”, vissuta semplicemente e orgogliosamente da  “partner di se stessa”. Elementare, Watson.

Parole di Giovanna Tedde