Dopo il suicidio di Giada, il messaggio del professore: 'Liberiamo i giovani dall'ossessione della prestazione perfetta'

Dopo lo scioccante suicidio di Giada Di Filippo, il professor Guido Saraceni, docente dell’università di Teramo ha scritto una lunga riflessione su Facebook in cui racconta il disagio dei giovani studenti e la loro ansia di perfezione. Conclude con un monito alla libertà di essere e sbagliare.

Dopo il suicidio di Giada, il messaggio del professore: ‘Liberiamo i giovani dall’ossessione della prestazione perfetta’

Dal giorno della tragedia di Giada Di Filippo, studentessa universitaria di 25 anni che si è suicidata nel giorno della sua laurea lanciandosi nel vuoto dal tetto dell’Università Federico II di Napoli, non si placano le emozioni, i commenti e le riflessioni. Il suicidio è un gesto che lascia dietro di sé sempre numerosi interrogativi a cui trovare una risposta sembra impossibile. Guido Saraceni, docente di Filosofia del Diritto e Informatica Giuridica alla Facoltà di Giurisprudenza dell’università di Teramo, un professore molto presente sui social network ha scritto una lettera sull’accaduto, una commovente riflessione sul mondo dei giovani studenti universitari e il loro disagio interiore.

Il professore nella sua lunga lettera pubblicata sul suo profilo Facebook racconta di quella tensione che pervade il volto degli studenti dinanzi alla discussione della tesi e dell’enorme importanza che danno a un voto.

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‘Per quanto mi riguarda, la giornata delle lauree è un giorno di lavoro non meno faticoso e stressante di altri. I candidati devono essere attentamente ascoltati, interrogati e valutati. I voti devono essere discussi, spesso anche lungamente, con una commissione di colleghi che non sempre hanno le stesse idee, la stessa sensibilità culturale o lo stesso identico orientamento in tema di voti. Eppure, la giornata delle lauree per me è anche una giornata gioiosa. Guardando il volto dei genitori, degli amici, dei parenti accorsi per sostenere e supportare il proprio candidato, partecipo volentieri della loro felicità, ne percepisco l’orgoglio e l’emozione. Mentre il candidato parla, sono tesi come corde di violino, attenti ad ogni singola parola, con gli occhi lucidi e lo sguardo fiero. Dopo, si lasciano andare ai festeggiamenti, con tanto di cori e coriandoli. La giornata delle lauree celebra la maturazione, la fatica e l’impegno dei nostri studenti. Ha il sapore della speranza nel futuro’.

Poi il Prof. Saraceni si focalizza sulla storia di Giada: ‘A queste cose ho pensato ieri quando ho letto che una ragazza di Napoli, il giorno delle lauree, è salita sul tetto dell’Ateneo e si è lanciata nel vuoto: aveva detto a parenti ed amici che quel giorno si sarebbe laureata, ma non aveva completato il ciclo di studi. L’Università non è una gara, non serve per dare soddisfazione alle persone che ci circondano, non è una affannosa corsa ad ostacoli verso il lavoro. Studiare significa seguire la propria intima vocazione. Il percorso di studi pone lo studente davanti a se stesso. Cerchiamo di spiegarlo bene ai nostri ragazzi’.

Il professore conclude la sua lunga riflessione con un monito rivolto ai familiari dei giovani studenti: ‘Liberiamoli una volta per tutte dall’ossessione della prestazione perfetta, della competizione infinita, della vittoria ad ogni costo. Lasciamoli liberi di essere se stessi e di sbagliare. Questo è il più bel dono che possono ricevere. Il gesto d’amore che può letteralmente salvarne la vita’.