Donna costretta all'aborto in Cina, le foto shock del feto di 7 mesi fanno il giro del web

Una donna cinese, una delle tante, è stata costretta dalle autorità ad abortire un feto di 7 mesi perché non poteva pagare la tassa sul 2° figlio. Proteste sul web e nel mondo.

Donna costretta all’aborto in Cina, le foto shock del feto di 7 mesi fanno il giro del web

Costretta all’aborto (di Stato) al settimo mese di gravidanza. E’ accaduto in Cina, ad una donna che avrebbe tanto desiderato poter mettere al mondo il suo bambino, ma che non aveva i soldi necessari per farlo. Non stiamo parlando della tranquillità economica necessaria per poter essere sicuri di crescere un figlio al meglio, potendogli offrire tutto quello di cui avrebbe bisogno. Nossignori, stiamo parlando di una tassa di circa 6mila dollari solo per poter portare a termine la gravidanza. Peccato che Feng Janmei, la protagonista di questa vicenda agghiacciante che sicuramente non è l’unica nel vastissimo territorio cinese, quei soldi non ce li avesse. No money, no baby, potremmo dire in modo cinico.

Per spiegare il perché sia stato imposto un aborto a fine gestazione, quando ormai il feto è già completamente formato, è necessario spiegare qualcosa della politica demografica cinese.

La politica demografica in Cina

La Cina è sempre stato un Paese straordinariamente popoloso, per questo motivo dopo la Rivoluzione di Mao, la nuova Repubblica popolare e i suoi governatori decisero di programmare un piano demografico che avesse lo scopo di abbattere i tassi di natalità. Ad ogni coppia di sposi si concesse la possibilità di avere un unico figlio – due in alcune zone rurali, se il primogenito era femmina – e basta. Per questo motivo le autorità dello Stato di Shaanxi si sono presentati a casa di Feng Janmei e di suo marito, e l’hanno portata in ospedale contro la sua volontà per praticarle un aborto coatto. Da inorridire solo ad immaginare una cosa del genere. Purtroppo, o per fortuna, di questa barbarie abbiamo anche le testimonianze.

Aborto a 7 mesi, la storia di Feng Janmei

La triste vicenda di Feng Janmei costretta ad abortire il suo bambino dopo una gravidanza di sette mesi, è giunta a noi grazie al tam tam mediatico nato dal web a seguito della pubblicazione di alcune foto che ritraggono la donna sul letto di ospedale, e accanto a lei il suo feto perfettamente formato, ma chiaramente senza vita. A sentire le autorità locali, Feng Jamei avrebbe dato il proprio consenso all’aborto, ma questo sarebbe tutto da dimostrare. Infatti i tanti gruppi (spesso clandestini in Cina) che lottano per i diritti umani continuamente calpestati, denunciano fatti di questo tipo praticamente ogni giorno.

“La storia di Feng Jianmei dimostra come la politica mono-bambino continui a perpetrare la violenza contro le donne ogni giorno”, ha affermato un’attivista cinese che risiede negli USA. Mentre in Italia si cerca di cancellare la Legge 194, che ci riporterebbe ai tempi davvero bui dell’aborto clandestino, in Cina si nega alle donne la maternità e agli uomini la paternità, e si permette che un feto che è praticamente già un bambino pronto per nascere, venga ucciso. Senza contare l’abominio sul corpo femminile. Ecco perché ci siamo prese la responsabilità di pubblicare anche noi la fotografia, sebbene oscurata. Creare un movimento di opinione che dal resto del mondo arrivi in Cina, potrebbe aiutare quel grande Paese a fare un passo in più verso la democrazia.

Parole di Paola Perria