Crotone, la madre del 18enne ucciso: "Ho aiutato tante donne, non sono riuscita a salvare mio figlio"

Uno sfogo amaro quello di Katia Villirillo, la mamma del ragazzo freddato a colpi di pistola in pieno centro a Crotone. A ucciderlo un pluripregiudicato 57enne, che ha avanzato un movente legato a questioni di vicinato. La donna è impegnata da anni nel sociale, in una attività di contrasto alla violenza sulle donne.

Crotone, la madre del 18enne ucciso: “Ho aiutato tante donne, non sono riuscita a salvare mio figlio”

Giuseppe Parretta è stato ucciso a 18 anni a Crotone, e per la madre, Katia Villirillo, non c’è pace: “Ho aiutato tante donne, non sono riuscita a salvare mio figlio”. Lo dice davanti alle telecamere e suona come un drammatico flashback nella sua vita. Il giovane è stato freddato a colpi di pistola nel centro antiviolenza gestito dalla madre, che nulla ha potuto fare per scongiurarne la morte. In carcere, con l’accusa di aver compiuto il brutale delitto, il vicino 57enne della famiglia.

Giuseppe Parretta, ucciso a 18 anni senza pietà

Giuseppe Parretta, nel ritratto che ne fa sua madre, era un ragazzo dolce e solare. Il suo destino ha incontrato la furia omicida di un uomo che lo ha freddato senza scrupoli, davanti agli occhi atterriti dei suoi cari.
Il ragazzo è morto nel pomeriggio del 13 gennaio scorso all’interno del centro contro le violenze di genere fondato dalla madre. Un proiettile nella spalla, poi il colpo di grazia al cuore, sparato a bruciapelo. “Mi spiavano”, avrebbe detto il 57enne fermato dalla polizia per l’omicidio.

L’assurdo delitto nel cuore di Crotone

Katia Villirillo non si dà pace, per non essere riuscita a salvare suo figlio, quel ragazzo giovanissimo e affettuoso che la aiutava nel centro antiviolenza che gestisce da tempo a Crotone. Non c’è tregua per il cuore di una madre che cerca risposte a un lutto del genere, e sottolinea come, forse, qualcuno avrebbe dovuto intuire la pericolosità di chi ha sparato a Giuseppe.
Il ragazzo è stato ucciso da un 57enne, vicino di casa, fresco di scarcerazione per reati di rapina e spaccio. Fresco anche di numerose minacce rivolte all’indirizzo di Katia e della sua famiglia: lo rivela la donna, che dice anche di aver sollecitato l’installazione di un impianto di videosorveglianza, invano.
Richieste di protezione inascoltate, sostiene Katia, che nella sua mente di madre senza più il suo figlio avrebbero potuto fornire un maggiore spettro di sicurezza al suo ragazzo.

La madre del 18enne: “Non mi arrendo”

“Non mi arrendo, mio figlio vorrebbe questo” dice la donna, fondatrice dell’associazione “Libere donne” che opera a Crotone. Un impegno attivo nella comunità locale, iniziato nel 2009 e mai più interrotto.
“Mio figlio è morto soltanto perché uno spacciatore si era messo in testa che la mia famiglia spiasse i suoi loschi affari” dice affranta dal dolore.
Secondo la dinamica ricostruita dagli inquirenti, il giovane avrebbe fatto da scudo ai suoi familiari, una volta appreso il tenore della situazione in atto, diventando lui stesso bersaglio della raffica mortale.

Parole di Giovanna Tedde