Conizzazione: cos'è, come e quando è indicata, rischi e complicanze

La conizzazione è un intervento utile per eliminare la lesioni del collo dell'utero. In questo articolo vedremo cos'è, come e quando farlo e quali rischi si corrono nell'affrontarlo.

Conizzazione: cos’è, come e quando è indicata, rischi e complicanze

Cos’è la conizzazione? Come e quando è indicato farla? Quali sono i rischi e le complicanze di questa operazione?
La conizzazione è un piccolo intervento chirurgico che consiste nell’asportazione di una porzione, solitamente conica (da qui il nome), del collo dell’utero per eliminare una lesione potenzialmente maligna. Ad oggi, la pratica della conizzazione viene considerato uno strumento di diagnosi particolarmente efficace nell’individuazione di possibili alterazioni uterine emerse durante il Pap test. È, quindi, un intervento conservativo, perchè non modifica in nessun modo la fisiologia dell’utero, ma allo stesso tempo anche terapeutico e diagnostico.

Cos’è la conizzazione?

Il collo dell’utero, anche conosciuto come cervice uterina, è la parte inferiore dell’utero e confina direttamente con la vagina. Questa struttura ha una particolare importanza non solo a livello riproduttivo, è infatti il canale del parto, ma anche in oncologia essendo la zona anatomica maggiormente interessata allo sviluppo di tumori alla cervice uterina.
La conizzazione, quindi, consiste nella scissione delle lesioni del collo dell’utero, evidenziate dai risultati del pap test. L’entità del tessuto da asportare può variare in base all’estensione del problema: se la lesione è molto vicina all’endometrio sarà necessario eliminare una porzione maggiore con il rischio di ulteriori complicanze. Al contrario, una conizzazione troppo limitata rischierà di far ripetere l’intervento in un secondo momento.

Come e quando è indicato sottoporsi alla conizzazione?

La conizzazione è una tecnica prevalentemente semplice e sicura, praticata ovunque. Viene effettuata in 10-20 minuti in regime ambulatoriale con una leggera sedazione della paziente e non compromette in nessun modo la sua salute, se non in rari casi sotto illustrati. Il decorso post-operatorio è breve e ottimale, senza particolari attenzioni, così come l’attività fisica non subisce straordinarie restrizioni, se non nelle prime 48-72 ore dall’intervento.
La conizzazione è un’operazione generalmente utilizzata in caso di displasie dell’utero e carcinomi, di varia gravità, all’utero. La scelta della tecnica di scissione più appropriata, quindi, terrà conto non solo della gravità della lesione ma anche dell’età, della storia genetica della paziente e del desiderio di gravidanza.
Le diverse tecniche chirurgiche di conizzazione sono:

Bisturi

Questo è il classico intervento di conizzazione che consiste nell’esportazione del tessuto lesionato attraverso il bisturi. Oggi è il meno utilizzato rispetto alle altre tecniche perchè aumenta i rischi, per esempio quelli di emorragie. Tuttavia, è quello che fornisce campioni istologici migliori per la successiva analisi.

LEEP

La conizzazione con ansa diatermica prende il nome di LEEP (Loop Electro Escission Procedure) o LLETZ (large loop excision transformation zone). Questo intervento vede la rimozione del tessuto tramite l’apposizione di un elettrodo che taglia il tessuto. La tecnica del LEEP comporta un sanguinamento minimo, una rapida esecuzione e un veloce recupero fisiologico nel post-operatorio.

Laser

La laserconizzazione è una tecnica rapida e molto precisa, che fornisce un campione istologico di ottima lettura. Anche in questo caso, il post operatorio della paziente risulta veloce e senza complicazioni. Tuttavia, l’aspetto negativo del laser è il costo più alto.

Rischi e complicanze

Nonostante la conizzazione sia un intervento conservativo volto alla protezione e al mantenimento dell’utero nella sua completezza, esistono pochi ma importanti rischi che è bene conoscere se bisogna affrontare l’intervento.
In casi eccezionali, quindi, l’intervento può comportare:

  • Emorragia durante e dopo l’intervento
  • Stenosi cervicale con ritenzione di liquidi nella cavità dell’utero
  • Infezioni ed infiammazioni
  • Lesioni della vescica o del retto
  • Perforazione uterina