Congedo per le donne vittime di violenza: l'Inps dà il via libera

Il congedo per le donne vittime di violenza è legge e, dopo le vivaci polemiche dei giorni scorsi, l'Inps ha finalmente pubblicato la circolare applicativa.

Congedo per le donne vittime di violenza: l’Inps dà il via libera

Il congedo per le vittime di violenza è stato introdotto nel decreto attuativo del Jobs Act (Decreto legislativo numero 80 del 2015) dall’attuale Governo Renzi a tutela delle donne vittime di abusi e violenze. Prevede per le lavoratrici inserite in percorsi di protezione relativi alla violenza di genere, sia dipendenti pubbliche e private (escluse le lavoratrici addette ai servizi domestici e familiari) che collaboratrici a progetto, il diritto di astenersi dal lavoro per un periodo massimo di tre mesi (90 giorni di astensione effettiva dall’attività lavorativa) e va utilizzato entro i 3 anni dalla data di inizio del percorso di protezione certificato. Il decreto legislativo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 24 giugno ed è entrato in vigore il giorno successivo, ma non si poteva incredibilmente applicare fino a qualche giorno fa perché l’Inps non aveva ancora pubblicato la circolare applicativa. Senza questa circolare dell’Inps, le aziende non potevano dare seguito alle richieste delle lavoratrici. Dopo le vivaci polemiche dei giorni scorsi, l’Inps ha finalmente diramato la circolare numero 65 che completa il percorso avviato dal Jobs Act.
La circolare dell’Inps specifica che per ottenere il congedo e l’indennità occorre avere un rapporto di lavoro attivo ed essere inserite nei percorsi certificati dai servizi sociali del Comune di appartenenza, dai Centri anti violenza o dalle Case Rifugio. Inoltre il “congedo può essere effettuato in coincidenza di giornate nelle quali è previsto lo svolgimento della prestazione lavorativa, ad esclusione dei giorni festivi e dei periodi di sospensione dell’attività lavorativa o di aspettativa o dei giorni successivi alla data di cessazione del rapporto di lavoro e potrà essere utilizzato in modalità giornaliera o oraria. In ogni caso per le giornate di congedo utilizzate per svolgere i percorsi di protezione è corrisposta un’indennità giornaliera pari al 100% dell’ultima retribuzione. In caso di fruizione oraria, invece, l’indennità è pagata in misura pari alla metà dell’indennità giornaliera”.

Il caso era scoppiato alcuni giorni fa ed era stato denunciato dalla Cgil e dai centri antiviolenza. Il più importante e grande sindacato italiano a difesa dei diritti dei lavoratori aveva diramato una nota in cui attaccava la negligenza dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale: “A distanza di quasi un anno dall’entrata in vigore del decreto tale diritto è ancora scritto sulla carta e non è esigibile. La responsabilità della mancata esigibilità è dell’Inps che non ha ancora emanato la circolare applicativa. Il fatto, già grave in sé, lo è ancor di più considerato il carattere sperimentale triennale e non strutturale del provvedimento”.

GUARDA I DATI SULLA VIOLENZA SULLE DONNE IN ITALIA

“Questi ritardi nell’applicazione – aveva proseguito la Cgil – sono estremamente gravi, perché l’esposizione alla violenza è legata anche alle condizioni occupazionali ed economiche, peggiorate con la crisi, e la mancanza di un lavoro e di un reddito impedisce di recidere il legame con mariti, compagni o familiari violenti. Il contrasto alla violenza di genere passa anche da qui. I dati sulle donne che subiscono o hanno subito violenza nel nostro Paese sono drammatici: quasi 7 milioni, un terzo della popolazione femminile tra i 16 e i 70 anni. Contrastare questo odioso fenomeno è doveroso”.

SCOPRI PERCHE’ IL LAVORO FEMMINILE E’ POCO INCORAGGIATO IN ITALIA

Anche i centri antiviolenza avevano duramente condannato questa negazione di un diritto importante e fondamentale per tutte le vittime di violenze. “Sono stata tra le più critiche nei confronti della norma perché per il 95% della donne è impossibile denunciare la violenza – aveva detto la presidente di Telefono Rosa, Gabriella Moscatelli – Adesso, però, rivendico il diritto ad aver l’applicazione di una legge, anche fosse buona solo per una donna. Tre mesi non sono sufficienti a lasciarsi alle spalle la difficoltà – aveva sottolineato -, ma permettono di allontanarsi dalla vita di tutti i giorni. Tre mesi possono aiutare a maturare la consapevolezza di intraprendere un percorso e a non sentirsi più colpevoli, ma vittime”.

SCOPRI QUALI SONO I MIGLIORI PAESI PER LE DONNE LAVORATRICI

Le polemiche roventi dei giorni scorsi sono state molto utili. L’Inps ha finalmente diramato l’attesa circolare applicativa e ora le donne vittime di abusi e violenza possono usufruire di questo diritto.