Come si fa ad abortire? Cosa fare e a chi rivolgersi

Come si fa ad abortire, quando e come: ecco qualche informazione utile sull'interruzione della gravidanza in Italia.

Come si fa ad abortire? Cosa fare e a chi rivolgersi

Come si fa ad abortire, cosa fare e a chi rivolgersi? Domande a cui poche donne sanno rispondere, ma alle quali molte donne vorrebbero saper dare una risposta, senza tabù o il solito alone di diffidenza e paura da cui è circondato questo argomento così complicato e “spinoso”. Ecco qualche informazione utile sull’aborto, su come può avvenire, sulle strutture a cui rivolgersi e sull’iter burocratico da seguire in Italia.

Quando e come abortire

Assodato che la gravidanza è in atto e sicure dell’intenzione di non portarla a termine, per completare l’aborto volontario, cioè l’interruzione della stessa prima che l’embrione sia in grado di condurre una vita extrauterina autonoma, è necessario seguire una sorta di iter burocratico.

Tempistiche, modi e termini sono regolati da una legge italiana, la n.194 del 22/5/1978. I tempi sono precisi e differiscono in base alle modalità dell’interruzione della gravidanza. L’aborto può essere effettuato con l’intervento chirurgico o con il metodo farmacologico, opzione possibile dal 2010 grazie alla pillola abortiva. Se nel primo caso l’interruzione della gravidanza deve essere effettuata entro 90 giorni, nel secondo caso il lasso di tempo disponibile si riduce a 49 giorni. In entrambi i casi, i termini vanno calcolati dalla data delle ultime mestruazioni.

L’aborto chirurgico prevede un piccolo intervento in day hospital, che dura pochi minuti, con la somministrazione di un’anestesia, locale o generale, e prevede l’aspirazione del tessuto fetale e placentare mediante una cannula inserita attraverso la cervice, preventivamente dilatata, seguita da un raschiamento effettuato dal ginecologo. La metodica farmacologica, invece, implica la somministrazione di una pillola (RU-486) in grado di provocare l’aborto chimico.

Cosa fare e a chi rivolgersi

Una volta presa la decisione, che merita un’attenta riflessione, non resta che rivolgersi a un medico, a un ospedale o a un consultorio per ottenere un certificato per l’interruzione della gravidanza. Il certificato, che va firmato anche dalla diretta interessata, deve essere “congelato” per una settimana: trascorsi i sette giorni (se non ci sono ripensamenti) si può effettuare, previa prenotazione presso una struttura sanitaria, l’interruzione della gravidanza.

Una nota importante. Quando si sceglie il medico a cui rivolgersi, meglio informarsi prima: la legge consente agli operatori sanitari di essere obiettori di coscienza, cioè di rifiutarsi sia di emettere il certificato per l’interruzione della gravidanza sia di effettuare l’intervento di aborto.

Parole di Camilla Buffoli