Di Daniela Guglielmi | 22 Agosto 2023

I farmaci per l'ansia possono portare alla demenza - pourfemme.it
Secondo alcune recenti scoperte, l’utilizzo prolungato di benzodiazepine potrebbe portare al rischio di demenza.
L’ansia è una condizione che in questi anni interessa sempre più persone. Questo disturbo non è altro che una risposta naturale del corpo quando si trova di fronte a situazioni stressanti e minacciose, che funge da campanello d’allarme in caso di ipotetico pericolo. Sebbene sia una condizione fisiologica, se costante può diventare alquanto destabilizzante, trasformandosi così in un disturbo d’ansia generalizzata. In questo caso per tornare ad uno stato di serenità è necessario seguire una terapia che in alcuni casi prevede l’utilizzo di farmaci ansiolitici.
La classe di farmaci più utilizzata per andare a trattare l’ansia è sicuramente la benzodiazepine, la sostanza che agisce sul sistema nervoso centrale producendo effetti miorilassanti, ansiolitici, ipnotici e sedativi. Sebbene questo trattamento sia indicato per essere effettuato a breve termine, spesso e volentieri vengono assunti per periodi molto più lunghi, condizione che presenta diversi rischi da non sottovalutare. Non a caso, l’utilizzo prolungato di benzodiazepine è stato oggetto di dibattito a causa delle problematiche associate, tra cui la dipendenza e gli effetti a lungo termine.
Farmaci per l’ansia: il rischio di demenza
Quando il medico curante prescrive un ansiolitico per la terapia dell’insonnia o dell’ansia in genere, indica delle dosi ben precise, cosa che spesso e volentieri non viene rispettata a lungo termine. La colpa di tale atteggiamento non proviene però dal soggetto curato, bensì dall’assuefazione che questo farmaco induce. Questo può portare al corpo la necessità di una quantità maggiore per ottenere i risultati sperati, ma anche all’insorgenza di problematiche più serie, quali la demenza.

Gli studi condotti sulla benzodiazepine: l’effetti collaterali a lungo termine – pourfemme.it
Uno studio del 2012 condotto da Gallacher della Cardiff University ha fatto emergere questa problematica, mentre un’ulteriore studio che successivamente è stato pubblicato sul British Medical Journal nel 2014 ha evidenziato ancora una volta questo tema.
Uso di Benzodiazepine contro l’ansia: lo studio sull’alto rischio di demenza
Sebbene la questione è stata trattata negli anni precedenti, nel 2020 venne pubblicato un approfondimento sull’American Journal of Psychiatry da Salzmann. In questa analisi vengono riportati gli studi scientifici riguardanti il legame tra ansia e demenza, correlando l’uso di benzodiazepine. Da quanto è emerso, molte persone che vengono trattate con ansiolitici presentano lievi deficit cognitivi, tra cui difficoltà di memoria e concentrazione. Per il momento non vi è alcuna prova scientifica tra la correlazione tra l’uso prolungato di benzodiazepine e lo sviluppo della demenza, ma da alcuni studi è emerso come chi segue un trattamento prolungato può essere soggetto a sviluppare demenza e anche Alzheimer.
I consigli degli esperti
Visto che tali ricerche devono essere tutt’ora approfondite, Giancarlo Cerveri, Direttore dell’Unità operativa complessa di Psichiatria all’ASST di Lodi, consiglia di affrontare il disturbo d’ansia con alternative più sicure come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), altrettanto efficaci e indubbiamente più sicuri nel lungo periodo.
Parole di Daniela Guglielmi