Come difenderci dal mobbing sul lavoro

Come ci si può difendere dal mobbing ed eventualmente esserne risarcito? Si tratta di una strada lunga e in salita, me chi lo subisce può agire per vie legali con una causa civile.

Come difenderci dal mobbing sul lavoro

Mobbing è una parola che ormai, purtroppo, tutte le lavoratrici e i lavoratori, dipendenti e non, devono imparare a conoscere. Il termine è americano, e intende, genericamente, le molestie sul luogo di lavoro, intese come vessazioni, ostruzionismo, intimidazioni, umiliazioni, tentativi di discriminazione, di scesa a compromessi, approcci fisici o verbali impropri e tali da ledere la dignità e la libertà del lavoratore, che finisce per essere costretto alle dimissioni pur di far cessare il tormento. Il “mobber” (colui che pratica il mobbing) può essere sia il datore di lavoro come anche un collega.

Come si evince, sotto un’unica denominazione rientrano una serie di comportamenti non appropriati, che possono arrivare fino alla vera e propria persecuzione. Ci si può, però, proteggere dal mobbing, perché i mezzi e le norme di tutela esistono. E’ diritto e anche dovere di chi subisce molestie, ribellarsi e trovare il modo giusto per farlo. Vediamo un pochino come procedere, grazie anche al decalogo del Mima, l’Associazione contro la violenza morale sul lavoro.
 
Essere pazienti

Avere pazienza: Questo è molto importante quando si comincia una battaglia in difesa dei propri diritti. Si tratta di un percorso ad ostacoli che può diventare lungo e pesante, sotto tutti i punti di vista, ma non ci si deve arrendere
 
Non deprimersi

Non cadere in depressione: Essenziale! Bisogna mantenere piena consapevolezza che chi viene mobbizzato è una vittima, non ha alcuna colpa, deve combattere contro il senso di scoraggiamento, contro la sensazione di indegnità, contro l’isolamento. Soprattutto, non farsi tentare dalla filosofia del “tanto non serve a niente combattere”, perché non è vero. Quindi, corazzarsi psicologicamente, se necessario cercare l’aiuto di un psicoterapeuta, e andare avanti
 
Non dare le dimissioni

Non dimettersi: ecco, rassegnare le dimissioni per un caso di mobbing è proprio quanto di peggio si possa fare, anche se è il primo istinto di tutti coloro che vengono discriminati e vessati sul lavoro. Scappare da quell’inferno, certo, è umano pensarlo, ma a quale prezzo! Significa darla vinta ai propri carnefici. Invece si deve continuare a cercare giustizia proprio mantenendo il ruolo che si è raggiunto e per cui, magari, abbiamo studiato e in cui diamo il meglio di noi. Al limite, quando lo stress diventa insopportabile, si può richiedere una tregua approfittando di ferie non godute o andando per un po’ in malattia
 
Ricordare di non essere gli unici

Non pensare di essere gli unici: importante, per non buttarsi giù, è pensare sempre che la categoria dei mobbizzati, purtroppo, è nutrita. Non è il concetto del “mal comune mezzo gaudio”, semmai, del “fare fronte comune”. A tal proposito…
 
Iscriversi ad un’associazione anti mobbing

Iscriversi ad una associazione contro il mobbing: da soli non si va molto lontani. Ecco perché può essere molto utile, anzi, una strategia vincente, quella di informarvi sulle associazioni che lottano contro il mobbing e iscrivervi. Troverete informazioni sulla normativa vigente, sui casi pregressi, consigli su come procedere, potrete sfogarvi e ascoltare le esperienze di chi ci è già passato e, magari, è riuscito a uscirne da trionfatore. Cercate delle associazioni apolitiche e non a scopo di lucro.
 
Cercare le prove

Accumulate prove e testimonianze: questo è davvero molto importante in vista di una causa legale con l’azienda o il datore di lavoro che vi pratica il mobbing- In pratica, non dovere far altro che produrre una documentazione scritta, nero su bianco, di tutte le vessazioni che subite. Potete tenere un diario, o anche un blog, in cui calendarizzerete tutto ciò che vi accade di negativo in ambito lavorativo. Cercate qualche collega che possa testimoniare dei soprusi che subite, se poi siete più di uno, allora cercate di fare corpo (anche se non è semplice vincere la tendenza all’omertà). Inoltre, se subite dei danni fisici che sono riconducibili al mobbing, conservate i referti medici e le ricette, in vista di un eventuale risarcimento dei danni fisici e psicologici subiti. Ancora, salvate tutte le mail, i file, gli sms, le comunicazioni ufficiali o private che possano essere ricondotte a chi vi pratica il mobbing.
 
Passare alle vie legali

Denunciate il mobbing ricorrendo alle vie legali: come? La normativa che vi può tutelare non è specifica per il mobbing, ma è relativa a una serie di danni di cui potete chiedere risarcimento in una causa civile di lavoro. Si tratterà di un procedimento lungo, quindi non scoraggiatevi. Dopo un primo grado che vi vedesse vincitori, potrebbe esservi un ricorso in appello del “mobber”, quindi mettete in conto anche 10 anni tra carte e tribunali. Scrivete una sorta di riassunto conciso ma argomentato del vostro caso, e poi affidatevi ad un buon avvocato che abbia già vinto (possibilmente) cause per mobbing. Mettete anche subito in chiaro che tipo di risultato desiderate ottenere in ambito aziendale, come il reintegro al vostro posto di lavoro, danni fisici, risarcimento danni, ecc.. Nel frattempo che operate per vie civili, cercate alleati tra i vostri cari, sostegno familiare e fate conoscere, eventualmente, la vostra storia, anche utilizzando i Media. Non dico di presentarvi a Mi manda Raitre, ma ad esempio i giornali locali possono darvi una mano a diffondere il vostro caso e le vostre ragioni. Tutelatevi!
 
Per altre info su lavoro, mobbing e discriminazione, leggete inoltre:
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Parole di Paola Perria