Dare il cognome della madre ai figli: ci siamo quasi!

Secondo la Corte Costituzionale l’obbligo di prendere il cognome del padre potrebbe non essere legale. Nonostante le numerose proposte in Parlamento, la legge però non viene modificata, ma nelle prossime settimane potrebbe cambiare tutto

Dare il cognome della madre ai figli: ci siamo quasi!

Foto pixels | Lisa Fotios

Nelle prossime settimane, dopo anni di battaglie, potrebbe arrivare una sentenza decisiva sulla possibilità di dare ai figli il cognome della madre. Già nel 2016, infatti, la Corte Costituzionale si era espressa in merito alla costituzionalità dell’articolo 262 del Codice civile, sollecitando un intervento del legislatore. 

In Parlamento, negli ultimi cinque anni, sono state molte le proposte di modifica, ma nessuna è mai arrivata a conclusione. Nelle prossime settimane, però, una nuova sentenza potrebbe cambiare le cose.

Cosa dice l’articolo 262 del Codice civile

Citando l’articolo 262 del Codice civile, “Il figlio assume il cognome del genitore che per primo lo ha riconosciuto”, ma nel caso in cui “il riconoscimento è stato effettuato contemporaneamente da entrambi i genitori, il figlio assume il cognome del padre“. Nel caso in cui, invece, il riconoscimento da parte del padre giungesse in un secondo momento, allora si potrà decidere che il bambino mantenga il cognome materno, o decidere di affiancarlo a quello paterno o sostituirlo. 

Il caso che potrebbe cambiare il cognome all’Italia

La possibilità che tutto cambi è merito di una coppia di Bolzano, non sposata, che vorrebbe vedere assegnato al proprio figlio il cognome materno. Il giudice incaricato della decisione per il loro caso specifico è Giuliano Amato, ma i colleghi della Corte Costituzionale hanno colto la palla al balzo e potrebbero dare al caso particolare validità generale.

Nel 2016, fu lo stesso giudice Amato a firmare un’altra sentenza storica in materia, quella riguardante il doppio cognome. All’epoca, i giudici dichiararono incostituzionale l’attribuzione automatica ed esclusiva del cognome paterno. Definirono l’uso il “retaggio di una concezione patriarcale della famiglia, la quale affonda le proprie radici nel diritto di famiglia romanistico, e di una tramontata potestà maritale, non più coerente con i principi dell’ordinamento e con il valore costituzionale dell’uguaglianza tra uomo e donna”.

L’Italia già ammonita dalla Corte europea per i Diritti dell’uomo

Ad oggi, l’Italia è uno dei pochissimi Paesi che non consente di poter dare ai figli il cognome materno, nonostante le numerose proposte di modifica.

Anche per questo motivo, la Corte europea per i Diritti dell’uomo aveva ammonito il nostro Paese, che ha anche sottoscritto il Trattato di Lisbona (che vieta discriminazioni fondate sul sesso), ritenendo la norma «discriminatoria verso le donne».

Parole di Elena Pavin