Bologna, trans discriminata dall'azienda

Rossana, trans discriminata dall'azienda di Bologna, che non vuole farla vestire da donna. L'azienda ha ricevuto una diffida. Rossana continua a lavorare, ma è vittima di mobbing.

Bologna, trans discriminata dall’azienda

La storia di Rossana riguarda la discriminazione subita dai transessuali nel mondo del lavoro. Rossana, all’anagrafe Marco, lavora in un’azienda vicino Bologna e da tempo ha iniziato la terapia ormonale per diventare a tutti gli effetti una donna. Il suo avvocato le consiglia di avvertire il suo datore di lavoro del cambiamento in atto, come previsto dalla legge. La risposta del suo capo, però, non lascia molto spazio al dialogo: “No, non puoi venire in azienda vestita come una donna”
E così Rossana, per mesi, conduce due vite parallele: di mattina al lavoro uomo, a casa una donna. Ma era troppo difficile andare avanti in questo modo, perché la transizione era già in atto. Ritenta quindi il dialogo con l’azienda per la seconda volta, ma va ancora peggio. Oltre al solito rifiuto, cercano di convincerla a sottoporsi ad una “terapia riparativa”.
A questo punto è partita, d’obbligo, una diffida all’azienda. Nella lettera il legale di Rossana precisa che la sua cliente ha rispettato la legge, informando subito il proprio datore di lavoro del proprio periodo di transizione. Risultato? Rossana può andare a lavoro come una donna, ma diventa vittima di mobbing.

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Le sono state tolte tutte le mansioni che prevedono un contatto coi clienti, anche telefonico. Diventa un qualcosa da nascondere per l’azienda. Costretta a lavorare in una stanza piccola e da sola, nemmeno frequenta più la mensa.
Non finirà di certo così. Rossana e il suo legale giurano battaglia difronte alla violazione del principio di uguaglianza. (Art. 3 della Costituzione:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana….).

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Fa strano che questa storia arrivi da Bologna, una città fra le più gay friendly di Italia e sede nazionale dell’Arcigay. Intendiamoci, non perché esistano città ostili e che operano discriminazione ed altre no, non è una separazione di buoni e cattivi. Anche perché si sa, è la gente a fare la mentalità di un paese. Però esistono realtà più aperte e Bologna è una di queste, è una città universitaria molto grande e vivace, ha ospitato il Gay Pride e non si sono mai verificati episodi di discriminazione.
Anzi, sarà proprio Bologna ad ospitare dal 2 al 5 giugno il Consiglio Europeo Transgender, il più grande ed importante raduno di attivisti trans (l’ultima si era svolta a Budapest). Saranno tre giorni di workshop, appuntamenti, dibattiti, dove si confronteranno 300 delegati da tutta Europa.
Il nostro augurio è che parlino di discriminazione nel mondo del lavoro.

Parole di Lavinia Sarchi