#bastatacere: la campagna social che chiede il reato di violenza ostetrica

#BastaTacere è la campagna social divenuta virale delle mamme che chiedono l'introduzione del reato di violenza ostetrica. La pagina Facebook conta 20mila adesioni e racconta le storie di violenza in sala parto

#bastatacere: la campagna social che chiede il reato di violenza ostetrica

Sono già diversi giorni che sul web gira una campagna destinata a crescere in maniera incredibile: #bastatacere, lanciata nei social da Elena Skoko e Alessandra Battisti del Network internazionale “Human rights in childbirth”.
La denuncia è partita via Facebook ed ha aggregato tutte quelle donne, le mamme, che hanno deciso di raccontare apertamente le violenze psicologiche subite durante il parto. Non solo, chiedono l’introduzione del reato di violenza ostetrica.
La campagna, diventata virale, è già a buon punto, perché in data 11 marzo è stata presentata la proposta di legge dal deputato Zaccagnini. Chiede l’introduzione di “norme per la tutela della partoriente e del neonato durante il parto ospedaliero ed extraospedaliero”.

L’Oms, recentemente, ha dichiarato che le donne subiscono, durante il parto e il travaglio, violenze verbali, umiliazioni, violazioni di privacy e una mancata ed adeguata terapia del dolore. Ha evidenziato che questo tipo di mancanza di rispetto ha a che fare con i diritti umani: verso le partorienti vengono violati proprio quei diritti enunciati nelle dichiarazioni universali.
Forti quindi della proposta di legge e del monito dell’Oms, le mamme italiane hanno creato questo gruppo per dire basta. Sono più di 20mila e sono destinate ad aumentare. Chi aderisce alla pagina Facebook invia un proprio selfie che la ritrae con un foglio dove racconta la sua esperienza.
basta tacere

Le storie di #bastatacere

Purtroppo troviamo storie di dolore, di aggressioni verbali. Molte donne si sono sentite carne da macello, non sono state informate su quello che stava accadendo durante il travaglio. Una mamma è stata rimproverata per essersi lamentata del dolore e le è stato detto, in malo modo “Ma signora è normale, non lo sa che dopo il parto si sta male?”. Un’altra donna denuncia di essere stata lasciata per ore da sola in uno stanzino.
Ad un’altra ancora, che ha appena avuto un aborto, le viene detto di non piangere perché, in fondo, capita spesso. Sembra non esserci comprensione da parte del personale sanitario, verso chi sta vivendo uno dei più forti dolori che si possa provare. Addirittura, qualcuna viene accusata di “fare troppe storie per niente”. Una donna, in sala travaglio, che ha chiesto l’epidurale, si è sentita rispondere “ partorire significa portare pazienza e soffrire”. Le frasi rivolte alla partoriente, spesso, sono brutali e operano una violenza di tipo psicologico, come “signora ci sta mettendo troppo, o si sbriga o si procede con cesareo”.

La pagina Facebook BastaTacere dà voce anche alle esperienze vissute dalle giovani ostetriche, non meno traumatizzate delle madri. Loro, infatti, vogliono e dovrebbero essere un supporto nel pre e post parto. Auspicano una nascita dolce e consapevole, ma purtroppo in sala parto trovano una realtà che non la permette. Ci sarebbero diversi sistemi per alleviare il dolore nel travaglio, anche naturali, ma spesso vengono negati. Stiamo parlando di tecniche di rilassamento, dell’ascolto di musica, dell’utilizzo della palla, che favorisce la dilatazione. Addirittura un’ostetrica riferisce che ad una paziente è stata negata anche la possibilità di cambiare posizione, perché con “quel medico si fa così, punto” Alla richiesta di altri strumenti contro il dolore, qualche volta viene riso in faccia alle donne.
Per questi motivi, le ostetriche chiedono alle gestanti di informarsi su tutto ciò di cui può usufruire per alleviare il suo dolore. Ritengono che dovrebbero frequentare corsi preparto, visitare le sale travaglio, interloquire con i consultori. Episodi negativi accadono, secondo queste ostetriche, per “l’ignoranza” che è terreno fertile per quegli atteggiamenti disumani.

Ecco cosa scrive un’ostetrica tirocinante:
post ostetrica

Non bisogna sottovalutare l’aspetto della consapevolezza. Una donna più consapevole dei suoi diritti, infatti, non tollera simili prevaricazioni. Il parto è un percorso che necessita di una preparazione psico-fisica, di attenzione e protezione della donna. Sotto tutti i punti di vista.

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Parole di Lavinia Sarchi