Bambini stressati, che fare

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Come gestire un bambino stressato – Foto Pinterest/ Parentmap

Spesso i bambini fanno fatica a riconoscere le loro sensazioni e tocca a noi adulti aiutarli, dando un nome a ciò che sentono. Bisogna riconoscere con comprensione e vicinanza i momenti di stress ed aiutare i bambini a gestirli.

Nel mio libro “Buon viaggio dentro di te” dedico un intero capitolo proprio allo stress nei bambini, perché lo stress non è qualcosa che riguarda soltanto gli adulti. Se volete approfondire qualcuno dei temi che tratteremo in questo articolo, scaricate le prime pagine del libro

La parola stress rientra tra quelle usate spesso impropriamente e con essa ci si riferisce frequentemente alla stanchezza provata in un periodo particolarmente pieno: “sono stressata, mi sento solo un po’ stanca in questo periodo”.

È importante chiarire prima di tutto che la condizione di stress può essere positiva o negativa. A determinare il nostro stato di malessere non è lo stress vissuto in ciò che stiamo facendo e neanche il vivere uno dopo l’altro eventi stressanti, ma l’incapacità di affrontare queste situazioni.

Ognuno di noi nasconde un bambino dentro di sé e, quando ci ritroviamo a parlare con i nostri piccoli che affrontano una condizione stressante, facciamo capire loro che possono affrontarla, risolverla e prepararsi per il prossimo evento da affrontare, senza per questo star male per forza o avere conseguenze sull’organismo.

Lo stress diventa negativo quando saltiamo il passaggio fondamentale del “riprepararsi ad affrontare il prossimo evento”. Cosa implica questa PREPARAZIONE?

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Ogni volta che i nostri bimbi affrontano una interrogazione in classe, un compleanno che può essere particolarmente attivante per il loro mettersi in gioco nelle relazioni con gli altri, un allenamento sportivo o una sessione di compiti pomeridiana mettono in campo tante risorse. Soprattutto se hanno delle fragilità attentive, di iperattività o disturbi specifici dell’apprendimento o dopo un periodo come quello che stiamo affrontando, di chiusura e cambiamento continuo.

Si tratta di risorse emotive (come la fiducia e la serenità), cognitive (come controllo e la razionalità), muscolari e posturali (ai bimbi dico sempre che quando vogliamo raggiungere un obiettivo l’atteggiamento muscolare non potrà essere quello del bradipo di Zootropolis), nonché fisiologiche (il respiro un po’ più alto, quello che utilizziamo quando dobbiamo affrontare qualcosa).

Le esperienze vissute dai nostri piccoli diventano negative se i bambini non hanno mai la possibilità di tornare alla calma, alla percezione di sensazioni piacevoli, allentando tensione e muscolatura. Se il bambino non riesce a passare dall’attivazione alla condizione di allenamento, si corre il rischio da fargli vivere uno stress negativo.
La sensazione è quella di sentire la testa piena di pensieri proprio come accade a noi adulti, una testa invasa da “devo fare i compiti”, “devo essere bravo a scuola”, “devo essere bravo nello sport”, “devo essere accettato dagli altri bambini”, “devo piacere agli altri”.
Un sacco di DEVO che entrano con prepotenza nei pensieri dei nostri bambini e che non li lasciano in pace durante la giornata, giornata in cui faticano a STARE senza dover fare per forza e a tutti i costi qualcosa che non abbia un risultato!

Altri sintomi dello stress sono la scarsa progettualità, una respirazione alta e toracica o trattenuta, che l’individuo utilizza quando è in allarme, in difficoltà nell’aprirsi a sensazioni piacevoli; si possono anche riscontrare comportamenti di intolleranza e rabbia, che abbassano la capacità di entrare nella tenerezza.

Pochi giorni fa una bambina di dieci anni collegata con me online per un nostro incontro, alla mia domanda: “Come stai tesoro?”, scoppia in lacrime e mi dice piangendo, con il respiro spezzato, che si sente di non farcela più, che deve andare a Catechismo, che deve fare tantissimi compiti ogni pomeriggio e che per questo non riesce a passare tanto tempo con le amichette, non riesce a pranzare con calma perché subito dopo deve fare qualcosa.
Ecco come salta all’occhio il bisogno di fermarsi, e di farlo sul serio.

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Come a volte noi adulti, spesso i bambini, quando hanno bisogno di interrompere un’attività non sanno scegliere, e fermarsi per loro significa passare del tempo con lo smartphone o il tablet. Chiedono “Mamma posso fare una pausa dai compiti?”, “Ti prego, posso prendere il tablet?”.
Anche rispondere con un “Va bene, ti riposi e nel frattempo ti leggo una storia così intanto ascolti”, non rappresenta per loro un fermarsi ma semplicemente un cambio di attività, che non disattiva né il loro né il nostro organismo.
Ma, riflettiamoci bene, alzi la mano chi, staccando da un’attività di lavoro o più impegnativa, non si sia ritrovato a pensare di rilassarsi un po’ sul letto con il telefono in mano!

Ecco, l’ideale sarebbe abituare il bambino ad allentare corpo e mente, con piccoli spazi durante la giornata, momenti in cui può e potete proprio NON FARE; questo è fondamentale per il suo e il vostro benessere.
Prendete un momento per fermarvi, imparando a stare senza proprio fare niente.

Passate del tempo all’aria aperta solo per il piacere di respirare aria buona, rotolatevi solo per il piacere di scatenarvi, fate una bella corsa, non per dimagrire ma per godervi il momento, e passate del tempo con i vostri bambini prima di andare a dormire nel loro lettino.

Luce soffusa e insieme abbandonate il vostro corpo pesante sul materasso, chiudete morbidamente gli occhi e mettete le mani sul cuore, respirate profondamente e fate volare i pensieri in cielo come fossero palloncini.
Un bel sorriso, occhi negli occhi e auguratevi la buonanotte.