Bambini: per crescerli sani bisogna fare come i genitori "primitivi"

Secondo una psicologa americana per crescere figli sani dovremmo prendere a modello i genitori “primitivi” quelli del Paleolitico. I bambini venivano su più sereni e “immunizzati”.

Bambini: per crescerli sani bisogna fare come i genitori “primitivi”

Pensate che i bambini di oggi siano dei privilegiati? Più sani e felici rispetto ai coetanei di secoli, anzi, millenni fa? Forse sì… forse no. Ci sono delle notizie, di solito provenienti dagli USA, che sembrano essere state confezionate ad arte per “sconvolgere” tutta una serie di convinzioni, anzi, di ovvietà, che sembravano date per assodate. Oggi vi segnalo questa interessante “esternazione” di una psicologa, anzi, docente di Psicologia presso l’Università (cattolica) di Notre Dame dell’Indiana, che ci dice che per crescere figli sani e sereni, i genitori dovrebbero fare come i nostri pro-genitori.

Avete capito bene, come i genitori di 100mila anni fa, quando si viveva in comunità e per procacciarsi il cibo gli uomini cacciavano e le donne raccoglievano i frutti spontanei della terra. Siete allibiti? Era un mondo feroce, pieno di pericoli e disagi per noi inimmaginabili, e le aspettative di vita bassissime. Eppure, per la dott.ssa Darcia Narvaez, quel modello elementare di vita sarebbe da recuperare, almeno nello spirito.
 
Sentite cosa dice della mamma contemporanea: “Solo il 15% delle madri USA allatta il bambino al seno (e al massimo per 12 mesi), lo tocca pochissimo, lo passa da una carrozzina ad un passeggino, le famiglie sono frammentate e il gioco in libertà è diminuito drasticamente dagli anni ’70 in poi. Questo comportamento produce generazioni fragili, con forti disagi emotivi, e un gran numero di depressi, egocentrici, e violenti”. Cristallina, direi. Alla faccia dell’emancipazione femminile e del superamento dei ruoli tradizionali imposti a uomini e donne? Non proprio.
 
Le qualità del modello primitivo, sono, in parte, ancora valide. In quelle prime forme di società, infatti, la solidarietà e la coesione tra i membri della comunità era fondamentali, e le relazioni erano improntate a grande empatia. Inoltre, l’allattamento materno durava fino ai primi 5-6 anni del bambino, ovvero, finché il suo sistema immunitario non era maturo, e il piccolo veniva tenuto in braccio e cullato finché non diventava abbastanza autonomo. Il tutto in modo istintivo, naturale. Non abbiamo video che ci permettano di appurare esattamente ciò che avvenisse nel Paleolitico tra madri e figli ma, verosimilmente, le cose andavano così.
 
In buona sostanza, ciò di cui si rammarica la dott.ssa Narvaez (ma non è la sola), è una sorta di graduale perdita di contatto, anche fisico, corporeo, oltre che comunicativo, dei bambini con i loro genitori, e in special modo con la madre. Un distacco che si esemplifica bene nell’immagine, purtroppo comune, del pargolo da solo in camera, o da solo davanti ad un computer, incapace di relazionarsi al mondo e alle persone in modo corretto semplicemente perché… non gli è stato insegnato o trasmesso con l’esempio. Su questo, forse, possiamo essere d’accordo, voi che ne pensate?

Parole di Paola Perria