Bahrein, la donna simbolo degli scontri di San Valentino: sola contro la polizia

Il giorno di San Valentino nello stato del golfo persico, il Bahrein, ricorre l'anniversario delle rivolte contro il governo sunnita. Anche quest'anno ci sono state proteste, il cui simbolo è una donna che con un volantino del leader religioso e guida spirituale degli sciiti, Sheikh Isa Ahmed Qassim, sfida da sola la polizia.

Bahrein, la donna simbolo degli scontri di San Valentino: sola contro la polizia

Nella piccola isola del Golfo Persico governata dalla famiglia reale sunnita al-Khalifa, il Bahrein, il 14 febbraio non si celebra San Valentino come festa degli innamorati, ma è la ricorrenza della rivolta iniziata 6 anni. Il 14 febbraio 2011, infatti nella capitale Manama, si svolsero le prime manifestazioni per chiedere diritti, libertà e fine delle discriminazioni nei confronti della maggioranza sciita. Ne seguirono scontri violenti, che continuano tutt’oggi, ma dimenticati. Quest’anno a ricordarlo, la donna che è divenuta simbolo di quella richiesta: ha sfidato da sola la polizia.
La donna stava partecipando al corteo per celebrare il sesto anniversario dall’inizio delle proteste contro il governo, quando la polizia ha lanciato lacrimogeni e granate assordanti per impedire ai dimostranti di raggiungere la capitale. Un’immagine che dimostra il coraggio della donna, la sua richiesta disperata e che ricorda immediatamente quella della mamma di Baton Rouge simbolo delle proteste afroamericane.

Al governo, e alla famiglia reale, i manifestanti continuano a chiedere maggiori diritti e libertà, ma in sei anni di battaglie ogni tentativo di protesta è stato brutalmente soffocato. Con misure repressive: molte condanne, ergastoli, divieti di espatrio. Il Leader del Centro per i diritti umani, Nabil Rajab, è in carcere ancora da allora. Per lui accuse come offesa alle istituzioni e a stati amici per aver denunciato le torture nelle carceri, i crimini di guerra sauditi in Yemen e la collusione tra apparati di sicurezza bahreiniti e Stato islamico, ma anche per aver diffuso notizie e voci false allo scopo di screditare lo stato, attraverso il suo profilo Twitter, dichiarazioni e interviste.

La donna coraggiosa in mano ha un volantino con il volto dell’Ayatollah Sheikh Isa Ahmed Qassim, leader religioso sciita del Paese, e guida spirituale di Al Wefaq: il partito d’opposizione più grande del Bahrein. A lui è stata tolta la cittadinanza e ha un processo in corso.

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Alla prima manifestazione intervenne l’esercito

Per sedare la prima rivolta, quella del 2011, intervenne l’esercito dell’Arabia Saudita, convinto che fosse stata ispirata dall’Iran. Ci furono decine di morti. Silenzio, allora e ora, della stampa e dei governi, quello statunitense e britannico, i principali alleati del Bahrein. E’ invece la rivolta del popolo, di uomini e donne, dei giovani, di attivisti per i diritti umani, insegnanti, sindacalisti, medici, giornalisti, persino moltissimi sportivi sono scesi in strada in questi anni.
Eppure le proteste in Bahrein, Paese a guida sunnita accusato di reprimere la maggioranza sciita, anche si sono intensificate negli ultimi anni fanno parte di quelle rivolte dimenticate.

Parole di Lavinia Sarchi