Autismo e vaccini: nessuna relazione dimostrabile

Un nuovo e non piacevole capitolo si apre sulla annosa diatriba del vaccino trivalente quale ipotesi dello sviluppo di alcune forme di autismo.

Autismo e vaccini: nessuna relazione dimostrabile

Autismo e vaccini: ancora un drammatico e quanto mai amaro capitolo che si attua sulla pelle e la sofferenza di tante famiglie, quelle che vivono costantemente a confronto con una patologia di difficile gestione come l’autismo. Secondo un articolo pubblicato in questi giorni sul British Medical Journal, dal giornalista scientifico Brian Deer non esisterebbe alcuna relazione dimostrabile tra il vaccino trivalente (cioè quello per il morbillo, la parotite e la rosolia) e lo sviluppo di sindromi autistiche.

Ma nel testo in questione si va ben oltre. L’autore si riferisce ad una tesi scientifica pubblicata nel 1998 sulla rivista The Lancet dal medico britannico Andrew Wakefield, che dal suo esordio ha spaccato in due la comunità scientifica internazionale. Deer racconta di aver esaminato le cartelle cliniche dei bambini coinvolti nella ricerca in questione e di avervi trovato numerose incongruenze: 5 piccoli pazienti ad esempio risultavano essere affetti da disturbi dello sviluppo già prima della vaccinazione; le testimonianze dei familiari non coincidono con le trascrizioni del medico; 10 dei 13 ricercatori che avevano partecipato al lavoro, si erano ritirati non condividendo le conclusioni di Wakefield. Il tutto secondo Deer corrisponderebbe ad una “frode consapevole e deliberata” e per questi motivi chiede il ritiro della pubblicazione (che ormai però ha fatto la storia della medicina contemporanea).
 
La risposta del medico non si è fatta attendere ed ha gli stessi toni: “Deer è un assassino incaricato di eliminarmi!”, ha affermato, sottolineando come il giornalista sarebbe al soldo delle varie case farmaceutiche produttrici dei vaccini che vorrebbero nascondere gli effetti di queste vaccinazioni. Da mamma, messa in perplessità più volte da queste diatribe, non so cosa dire: questi toni aspri non sono belli quando c’è di mezzo la vita dei nostri figli. Solo un dialogo costruttivo e continue ricerche sempre più avanzate possono darci certezze per una scelta corretta. Chiunque abbia ragione.