Afghanistan: l'Onu denuncia il record dei bambini uccisi nel 2016

La relazione dell'Onu "Afghanistan - Rapporto di metà anno 2016- Protezione dei civili nei conflitti armati" denuncia il coinvolgimento di 1509 bambini nel conflitto afghano. E' un dato in aumento e che miete sempre più vittime tra civili e bambini. Sono colpiti mentre giocano, studiano, camminano per strada. Le organizzazioni umanitarie, l'Onu, l'Unama e Save The Children chiedono di fermare questo orrore prima possibile.

Afghanistan: l’Onu denuncia il record dei bambini uccisi nel 2016


La guerra in Afghanistan continua a mietere sempre più vittime tra i civili e i bambini e secondo l’ultimo rapporto dell’Onu è un triste record: da inizio anno 5166 vittime civili di cui 1509 bambini coinvolti. L’Afghanistan è purtroppo da anni un focolaio di guerra, violenze e sofferenza e un luogo tutt’alttro che sicuro; solo tre giorni fa l’attentato dell’Isis durante un corteo a Kabul ha fatto più di 80 vittime.
La relazione dell’Onu “Afghanistan – Rapporto di metà anno 2016- Protezione dei civili nei conflitti armati” riporta una situazione allarmante e davvero triste. Di questi 1509 bambini sopra citati la cosa vergognosa è che sono stati uccisi o feriti mentre svolgevano le loro attività, come andare a scuola, giocare.
E chi tra loro non è morto, o è gravemente ferito o è rimasto mutilato. Il triste conteggio delle morti civili è iniziato il 2009 e ci fotografa un peggioramento dall’anno scorso. Infatti nei primi mesi del 2016 c’è stato un aumento del 4% rispetto al 2015 ed ha riguardato soprattutto i bambini.

La squadra di esperti per i diritti umani della Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (Unama) ha documentato che solo nei primi sei mesi del 2016, 388 piccoli afghani sono stati uccisi e 1.121 feriti. Tra le perdite civili del conflitto si contano anche le donne (507 a inizio 2016).
Nel Rapporto dell’Onu vengono denunciate le situazioni vissute in Afghanistan, quelle vere, toccate con mano da chi lavora per le organizzazioni umanitarie. Si leggono resoconti di bambini e civili uccisi mentre erano in preghiera, mentre stavano studiando. Si legge anche di persone ammazzate mentre andavano a prendere l’acqua o addirittura mentre si recavano in ospedale per ricevere cure.
(WORLD SECTION) AFGHANISTAN KABUL CHILDREN

Il Rapporto tiene anche conto di tutte quelle situazioni di sofferenza e di dramma che vivono i bambini: molti di loro assistono alla morte o al ferimento di un familiare, i loro occhi vedono l’orrore e tutto ciò avrà ripercussioni sul loro sviluppo: molti soffrono di traumi, di problemi psicosociali e spesso rimangono senza i genitori, senza chi si prende cura di loro.

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La denuncia dell’Onu deve farci riflettere e soprattutto far agire chi è più in alto di noi per mettere fine a questo orrore. In questo senso, il monito dell’Alto Commissario Onu per i diritti umani Zeid Ràad Al Hussein che ha esortato le parti al conflitto “a cessare gli attacchi deliberati contro i civili e l’uso di armi pesanti”. E’ infatti noto che ciò che miete vittime sono gli scontri via terra, quindi scoppi di ordigni, attacchi suicidi e vedono purtroppo coinvolti tantissimi bambini, l’85%. Sono loro che non prendono parte al conflitto, ma che risultano essere la maggior parte delle vittime.
Ognuna di queste, come detto dal capo dell’Unama, nonché rappresentante all’Onu per l’Afghanistan, Tadamichi Yamamoto, “rappresenta un fallimento e dovrebbe spronare le parti in conflitto a compiere significativi passi concreti per ridurre le sofferenze dei civili e aumentarne la protezione”.

E purtroppo l’impunità di chi reca queste sofferenze è sotto gli occhi di tutti. Save the Children da anni si batte per la protezione dei minori nel conflitto afghano, che dovrebbe divenire la priorità. L’organizzazione umanitaria condanna sia le forze anti-governative che quelle a sostegno del governo, perché entrambe continuano a fare sangue innocente . Dati allarmanti, vergognosi difronte ai quali spesso la comunità internazionale resta ferma. Il dramma dei bambini in Afghanistan, così come quelli in Siria, merita la più grande indignazione e il monito a far cessare ogni tipo di conflitto.

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Parole di Lavinia Sarchi