'Ad Aleppo è in corso un Olocausto': il video denuncia della giornalista sulla guerra in Siria

Sta facendo il giro del mondo il video-accusa della giornalista israeliana Lucy Aharish che parla della guerra in Siria. Nel notiziario della tv di stato israeliana fa un duro J'accuse: "Ad Aleppo è in corso un Olocausto e il mondo se ne sta a guardare senza fare nulla”. E ancora: " In un mondo dove l’informazione può stare nel palmo della vostra mano, in un mondo in cui potete sentire le vittime e le loro storie dell’orrore in tempo reale...in questo mondo noi ce ne stiamo immobili, mentre i bambini vengono massacrati in ogni singola ora”. Intanto in questi giorni migliaia di cittadini sono scesi in piazza: da Roma a Parigi, da Beirut a Berlino. E oggi l'Onu voterà su una risoluzione che chiede l'accesso immediato e incondizionato a osservatori nelle zone assediate di Aleppo e in tutta la Siria.

‘Ad Aleppo è in corso un Olocausto’: il video denuncia della giornalista sulla guerra in Siria

E’ diventato virale il video denuncia di Lucy Aharish, la giornalista arabo israeliana che durante il notiziario lancia un duro J’accuse sulla guerra in Siria: “Ad Aleppo è in corso un Olocausto. E il mondo se ne sta a guardare senza fare nulla”. Il video, andato in onda su Channel2 News, sta facendo il giro del mondo, rilanciato dai social network. Non usa mezzi termini per definire la tragedia che è in corso in Siria la 34enne, prima donna musulmana a condurre il notiziari del secondo canale della tivù di Stato israeliana.
“Proprio adesso, in Aleppo, Siria, appena 8 ore d’auto da Tel Aviv, è in corso un genocidio. Ma fatemi esser più precisa: è un Olocausto. Magari non vogliamo sentirlo dire, non vogliamo occuparcene, ma sta accadendo”. Queste le parole della giovane anchorwoman che descrivono l’orrore che si sta vivendo ad Aleppo da giorni e in generale in Siria ormai da quasi 6 anni. Rincara la dose parlando di ipocrisia: “Ci asciughiamo una lacrima quando vediamo un padre con in braccio il corpo della figlioletta morta, poi taciamo. Questa è ipocrisia”.

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Parole dure e Aharish accusa il mondo globalizzato del 21esimo secolo, dove avremmo i mezzi per fermare questo scempio, ma in realtà è nella più completa indifferenza. Non si capacita di come appunto non riescono a fermare queste atrocità: “In un mondo dove l’informazione può stare nel palmo della vostra mano, in un mondo in cui potete sentire le vittime e le loro storie dell’orrore in tempo reale…in questo mondo noi ce ne stiamo immobili, mentre i bambini vengono massacrati in ogni singola ora”.

Manifestazioni di protesta in tutto il globo

Durante il weekend in tutto il globo ci sono state manifestazioni di protesta che chiedono a gran voce di fermare la guerra in Siria: a Roma, a Londra, a Beirut, a Berlino. Il mondo intero è scosso da ciò che sta succedendo in Siria e dai negoziati che non sembrano trovare una risoluzione. Il mondo piange le vittime civili, soprattutto i bambini che stanno vivendo questo dramma. Oltre ai bambini uccisi, sono ancora migliaia quelli intrappolati che devono essere portati in salvo, ma l’evacuazione non ha impedito il cessate il fuoco. La solidarietà c’è ,ma come denuncia la giornalista israeliana di fatto non si trova un accordo. I semplici cittadini sono scesi in piazza, organizzando fiaccolate, preghiere, si sono spente luci dalla Torre Eiffel a Montecitorio in segno di vicinanza ad Aleppo.

La giornalista israeliana che conosce l’orrore

E’ una riflessione che merita di essere ascoltata quella di Lucy Aharish. Lei conosce bene l’orrore: quando aveva 6 anni è scampata da un attacco da parte di un terrorista palestinese. Sa cosa vuol dire vivere nella paura, come quando ha visto puntare le armi contro quattro giovani a Gerusalemme. Da allora si è detta che nessun essere umano merita di essere trattato così. Oggi denuncia con rabbia il genocidio della Siria e l’indifferenza verso quella popolazione, la mancanza di umanità.
Oggi intanto l’Onu voterà su una risoluzione che chiede l’accesso immediato e incondizionato a osservatori nelle zone assediate di Aleppo e in tutta la Siria. E’ il minimo che possiamo fare.

Parole di Lavinia Sarchi