Aborti in aumento e "baby spose" Rom a Milano

Le donne rom di milano: 3,8 aborti in media per ciascuna di loro. Un dato inquietante che nasconde una situazione culturale e sanitaria pericolosa. Molte le malattie respitatori e le infezioni intestinali. Un'associazione di medici di strada lancia l'allarme.

Aborti in aumento e “baby spose” Rom a Milano

Una media di 3,8 aborti per donna. E’ questo uno dei dati sconcertanti che riguarda i rom di Milano. E spesso si tratta di adolescenti: le baby spose, a partire dai 13 anni, sono estremamente numerose. E’ solo un dato dei tanti raccolti dai medici di strada dell’associazione Naga in due anni di visite del loro ambulatorio mobile. Cifre e patologie sono state pubblicate anche sulla rivista scientifica Epidemiologia & Prevenzione. L’analisi è stata fatta nella grande città Lombarda, ma i numeri e le malattie sono sicuramente equivalenti alla situazione dei campi nomadi di tutta Italia.

Quello che ci sconvolge è sicuramente il dato sugli aborti: quasi quattro! E si tratta di una media, significa che qualche ragazzina o donna è arrivata anche a 5-6! Solo il 7 % di loro ha dichiarato di usare qualche forma di metodo contraccettivo (probabilmente neppure nella modalità corretta, vista l’alta percentuale di interruzioni di gravidanza). I dati riguardano circa 1.142 persone ed evidenziano, una situazione drammatica, che è peggiorata mano a mano che i campi abusivi e non sono stati dismessi.
 
Le aree in cui sono stati raggiunti dall’ambulatorio mobile erano tutte prive di servizi igienici di qualunque tipo; un quinto delle diagnosi ha riguardato malattie respiratorie (ne è colpito un terzo dei ragazzini di quattordici anni); più della metà dei bambini inizia a fumare intorno ai 12 anni, tantissimi i pazienti con problemi ortopedici ed altrettanti con dolori ai denti; numerose le infezioni gastrointestinali. Sono solo una piccola punta dell’iceberg però, perché non tutti i rom, soprattutto i ragazzini si sono avvicinati al camper per farsi visitare, per chiedere una cura. La maggior parte di loro è sfuggita all’ambulatorio mobile, come spesso sfugge dalle scuole: un quarto dei pazienti non era mai andato a scuola (essenzialmente donne) e molti ci vanno saltuariamente.
 
Certo, in molti diranno che sono loro stessi che vogliono vivere così, che se volessero migliorare le scuole ci sono, che se desiderassero vaccinarsi o farsi curare una bronchite, basterebbe chiedere ai volontari del Naga. Ed in taluni casi è anche vero. C’è una cultura (e forse anche una paura) che noi non siamo in grado di comprendere, ma non per questo è giusto stare a guardare. Spiega Pietro Massarotto, presidente dell’Associazione Naga: “Le condizioni di vita nei campi Rom di Milano sono sotto il livello della decenza. Chiediamo di derubricare l’emergenza rom. Non esiste un’emergenza sicurezza per gli italiani, ma un problema sanitario per la popolazione dei campi irregolari”. Una società civile deve prendersi carico di tutto ciò. Siamo in Italia.
 
Foto di Zingaro