Violenza di genere, le reazioni delle donne straniere tra remissione e coraggio

La piaga sociale delle violenze sulle donne rappresenta un fenomeno ancora oggi molto diffuso. Le reazioni delle vittime straniere sono diverse in base a diversi fattori.

Violenza di genere, le reazioni delle donne straniere tra remissione e coraggio

Il triste e terribile tema della violenza di genere rappresenta ancora oggi un fenomeno di estrema attualità poiché le istituzioni pubbliche nazionali, europee e internazionali hanno fatto ben poco fino a oggi per contrastare con fermezza e tenacia questa piaga sociale che causa ogni giorno vittime innocenti di violenze fisiche, psicologiche e sessuali. L’ultima indagine Istat sulla violenza contro le donne nel nostro Paese ha preso in considerazione per la prima volta anche le straniere. Alcuni dati sono davvero sorprendenti e sono stati confermati direttamente da chi opera quotidianamente in enti, strutture e centri anti-violenza.
Le donne straniere, che vivono e lavorano in Italia, reagiscono in modo molto diverso alle violenze subìte dagli uomini (principalmente mariti o ex partner). Le reazioni sono piuttosto differenti e sono principalmente influenzate da fattori sociali, culturali, economici e religiosi. Le straniere che non hanno paura e denunciano più violenze sono quelle provenienti dai Paesi dell’Est Europa: moldave (37,3%), rumene (33,9%) e ucraine (33,2%). Sono molto coraggiose, autonome e reagiscono subito e con determinazione ai maltrattamenti e alle violenze. In linea di massima le donne musulmane tendono invece a denunciare di meno e a sopportare questi soprusi e abusi per anni.

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La direttrice del dipartimento di statistiche sociali e ambientali dell’Istat, Linda Laura Sabbadini, ha spiegato le ragioni di tutto ciò, puntando su alcuni aspetti e fattori molto importanti. “Non è detto che subiscano più violenza delle altre – ha dichiarato la direttrice Sabbadini – Nei paesi dell’Est Europa le donne godono degli stessi diritti degli uomini e la violenza maschile sulle donne è un reato. Se qui vengono abusate o picchiate sono già consapevoli di potersi rivolgere alla polizia, al magistrato e ai servizi per fermare il maltrattante, allontanarlo e ottenere il divorzio. Ne parlano quindi anche di più”. La scrittrice italo-somala Ubah Cristina Ali Farah si è soffermata sul delicato tema Islam e violenza sulle donne che spesso e volentieri rappresenta una manna micidiale per la propaganda populista, xenofoba e razzista: “E’ un tema delicatissimo. La violenza c’è senza dubbio, ma la disubbidienza delle donne non era scontata. Invece di leggere questi dati soltanto come indice di crescente violenza nelle famiglie di immigrati musulmani, a me salta subito all’occhio il fatto che le donne cerchino di liberarsi e denuncino. E’ troppo diffusa in Occidente l’idea delle donne musulmane meramente passive e succubi all’autorità maschile”.

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Non la pensa allo stesso modo la blogger e attivista del centro antiviolenza Demetra di Lugo di Romagna. Secondo Nadia Somma la condizione delle donne mussulmane è differente rispetto alle altre perché “sono soggette a una subordinazione nei confronti del padre, del marito e della famiglia che non si riscontra in altre culture. Sentono molto il peso del giudizio della famiglia e della loro comunità”. Questo è un tema che scatena sempre il dibattito pubblico nazionale e non solo. Oria Gargano dell’associazione Befree che gestisce uno sportello antiviolenza all’ospedale San Camillo di Roma, ha rivelato che si sono delle differenze piuttosto evidenti anche tra le donne musulmane e molto dipende dalla nazionalità: “Una donna tunisina non è uguale a un’algerina. Una bengalese o una pakistana possono subire per anni, un’ucraina invece si ribella subito”. Su un’altra questione molto delicata siamo tutti d’accordo. Come ha giustamente dichiarato l’avvocata e scrittrice Barbara Spinelli “le straniere che subiscono violenza in famiglia sono doppiamente discriminate, sia come donne sia come migranti”. Noi ribadiamo un concetto basilare, ma molto importante: le violenze, i maltrattamenti e i soprusi vanno prontamente denunciati alle autorità competenti.
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