Una guerrigliera curda al comando contro l'Isis: dà il via all'offensiva per la conquista di Raqqa

E’ stata una donna a dare il via all’offensiva per la riconquista di Raqqa, città siriana caduta nelle mani dell’Isis nel gennaio 2014. L’operazione di liberazione chiamata “Ira dell’Eufrate” è stata annunciata dalla guerrigliera curda, Jihan Sheikh Ahmad. Il ruolo delle donne nella lotta contro l'Isis è fondamentale: da anni combattono come gli uomini e la loro presenza spaventa il Califfato, perchè un combattente ucciso da una donna è disonorato.

Una guerrigliera curda al comando contro l’Isis: dà il via all’offensiva per la conquista di Raqqa

E’ stata una guerrigliera curda al comando contro l’Isis, a dare il via all’offensiva per la conquista di Raqqa, città siriana caduta nelle mani del Califfato nel gennaio 2014. L’operazione di liberazione chiamata “Ira dell’Eufrate” è stata annunciata dalla combattente Jihan Sheikh Ahmad. In divisa mimetica, a lato di tre ufficiali, ha letto in tono solenne il comunicato stampa che dà il via all’operazione militare per scacciare gli uomini del califfo Al Baghdadi dalla loro ‘capitale’. Non è entrata in dettagli strategici, ma si è limitata a dire che “sono 30 mila le persone che prendono parte alla campagna contro le forze oscure del terrorismo internazionale rappresentate dall’Isis”.
Jihan ha fatto da portavoce alle forze curdo siriane (Sdf) e non poteva essere altrimenti visto l’apporto fondamentale delle donne curde nella lotta contro l’Isis: ottime combattenti, coraggiose, sfidano a viso aperto da anni il terrorismo islamico. Anche Jihan va a testa alta, non ha paura ed è sicura di vincere. “Sono originaria di Raqqa, sono nata lì e sono la portavoce di Ira dell’Eufrate[…]Libereremo tutte le donne di Raqqa e le vendicheremo”.

Una scelta provocatoria e mirata

Jihan fa parte delle milizie femminili curdo-siriane e non è né la prima né l’ultima donna che troviamo nelle fila dei combattimenti: nell’esercito curdo, infatti le donne hanno pari diritti e pari doveri degli uomini. Combattono, uccidono, usano le armi e come i loro compagni, non possono sposarsi. Nonostante sia “normale” vedere una donna al comando, la scelta di Jihan ha della provocazione. Infatti per i miliziani del Califfato la peggiore vergogna che possa esistere è essere uccisi per mano di una donna, addirittura sembra che chi viene ucciso da una soldatessa sia disonorato al punto da essere escluso dal Paradiso. Ecco che la presenza femminile nella battaglia contro l’Isis, così come l’annuncio di Jihan, non solo è di enorme aiuto, ma ha anche un risvolto psicologico notevole.

PREMIO SAKHAROV 2016 A DUE DONNE YAZIDE EX SCHIAVE DELL’ISIS

guerrigliere curde contro l'Isis

Tante donne come Jihan

Jihan non è la sola ad aver imbracciato il kalashnikov, come lei migliaia di donne abbandonano la patria per andare a sconfiggere l’Isis. La presenza femminile è tradizione consolidata fra le forze curde irachene, sia come Peshmerga (l’esercito del Kurdistan) che come Zeravani (i militari dipendenti dal ministero dell’Interno). Molte lo fanno in seguito all’uccisione di padri o mariti da parte dei miliziani, altre vogliono vendicare le altre donne, come le yazide. Quest’ultime infatti, rese schiave dall’Isis, vengono bastonate, seviziate, torturate e vendute nelle aste. Motivo per il quale, molte soldatesse hanno sempre con loro un proiettile destinato a sé stesse, per non cadere vive nelle mani dei miliziani di Al Baghdadi. E per le donne Jihan ha un messaggio: “voglio fare un appello a tutte le donne che si trovano ancora a Raqqa: scappate, noi vi aiuteremo e vi proteggeremo”.

Parole di Lavinia Sarchi