Sessismo nella pubblicità: l’Inghilterra dice stop agli stereotipi di genere

L’Advertising Standards Authority (ASA), l’organizzazione di autoregolamentazione dell’industria pubblicitaria del Regno Unito ha stilato nuove regole nel campo pubblicitario per evitare spot sessisti in cui il ruolo della donna e la sua immagine sia stereotipata. Dopo le polemiche scoppiate a Londra per alcuni cartelloni pubblicitari, è pronto il nuovo regolamento che vieterà tutte quelle rappresentazioni della donna che 'hanno conseguenze sugli individui, sull’economia e sulla società'.

Sessismo nella pubblicità: l’Inghilterra dice stop agli stereotipi di genere

L’Advertising Standards Authority (ASA), l’organizzazione di autoregolamentazione dell’industria pubblicitaria del Regno Unito, ha deciso di bloccare quelle pubblicità accusate di sessismo. Sono in procinto di essere approvate nuove regole che vieteranno qualsiasi forma legata agli stereotipi di genere. Le norme hanno lo scopo di eliminare tutte quelle rappresentazioni che “hanno conseguenze sugli individui, sull’economia e sulla società”.

Pubblicità e sessismo in Inghilterra: i casi che hanno fatto infuriare la polemica

In Inghilterra era già scoppiato mesi fa la protesta contro le pubblicità sessiste: in particolare era finita nel mirino lo spot di un marchio di latte in polvere in cui si immaginava che una bambina da grande diventasse una ballerina e un bambino un matematico. Tempo prima invece c’era stato un cartellone pubblicitario a far infuriare le persone, tanto da far intervenire il sindaco di Londra Sadiq Khan con il divieto sui mezzi di trasporto pubblici della città di immagini che potessero sminuire le donne e promuovere aspettative non realistiche del corpo femminile. In questo caso era la campagna dei prodotti per dimagrire della Protein World. Nel cartellone l’immagine di una donna in costume e la domanda: “Avete il corpo pronto per la spiaggia?”. Il poster si era guadagnato il titolo di peggior pubblicità del 2015!
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Ora però con le nuove regole della Advertising Standards Authority, che dovrebbero essere operative dal prossimo anno, le pubblicità che trasmettono stereotipi sessisti o che prendono in giro le persone che non si adeguano ai ruoli tradizionali saranno bandite.

[npleggi id=”https://www.pourfemme.it/articolo/10-vecchie-pubblicita-sessiste-per-natale/43289/” testo=”Guarda alcune vecchie pubblicità sessiste”]

Quali pubblicità saranno vietate?

Nel rapporto redatto che deve ancora entrare in vigore, si delineano già quali saranno le pubblicità tacciate di sessismo e quindi ritirate. Ecco qualche esempio: una pubblicità con una donna che pulisce sarà permessa, ma sarà vietata se i membri della famiglia fanno confusione in casa per poi lasciare solo la donna a mettere in ordine; una pubblicità che mostra che un’attività, sia pratica che intellettuale, è inadatta a una ragazza perché tipicamente associata al genere sarà vietata; e lo sarà anche una in cui un uomo è mostrato incapace di svolgere semplici compiti domestici o di cura dei figli.
Secondo Lindsey Clay, amministratrice delegata del gruppo di marketing britannico Thinkbox, il rapporto dell’ASA è un modo per “svegliare l’industria pubblicitaria” e le nuove regole saranno un’opportunità per avere pubblicità più creative.

Non tutti sono d’accordo

Questa “equality” non a tutti piace: chi ha espresso il suo disappunto è il giornalista inglese del Times di Londra Andrew Ellson secondo il quale è un attacco alla libertà d’espressione. Non sono d’accordo con le nuove regole neppure tutti coloro che continuano a non vedere niente di male in pubblicità del genere, “perché da sempre è così” o perchè “rispecchia semplicemente i ruoli diversi che hanno uomo e donna”.
Anche in Italia il raggiungimento dell’obbiettivo è abbastanza lontano se si considera la mole di pubblicità sessiste, in cui la donna è spesso relegata a ruoli gregari, decorativi e a mero oggetto sessuale. L’anno scorso una pubblicità di un marchio di scarpe italiano fece scalpore in rete: per mostrare le nuove calzature venne utilizzata l’immagine di una donna a terra coi pantaloni slacciati che ricordava lo stupro. L’azienda in questione in un primo momento decise di non rimuoverla perché non ci vedeva nulla di male.

Parole di Lavinia Sarchi