Rosaria Capacchione: "Nel breve e medio termine conviene essere mafioso"

Rosaria Capacchione, con il coraggio che la contraddistingue, ammette che "nel breve e medio termine conviene essere mafioso". Per combattere la criminalità organizzata bisogna quindi ridurre il tempo di questa convenienza.

Rosaria Capacchione: “Nel breve e medio termine conviene essere mafioso”

Se c’è una caratteristica che hanno le donne e spesso manca agli uomini è la determinazione. Le donne, a differenze nostra, sanno sempre dove vogliono arrivare e, per raggiungere quell’obiettivo, riescono a essere molto più chiare di quanto potremmo mai esserlo noi. L’uomo, per sua natura più accomodante, diplomatico e forse meno diretto, spesso non riesce a dire la cose come stanno con la stessa franchezza di una donna. Nella lotta alla criminalità organizzata, qualsiasi essa sia, dire le cose come stanno si chiama coraggio.

E di certo il coraggio di sbattere in faccia ai propri lettori la verità è una dote, o meglio un’arma, di Rosaria Capacchione. Napoletana, giornalista de Il Mattino da Caserta (dove può controllare meglio il clan dei Casalesi), non si è mai fatta remore a dire la verità, anche se quella verità l’ha portata a vivere ormai da anni sotto la scorta e la protezione della Polizia. E, come lei, “di donne impegnate sul fronte dell’anticamorra – ammette – ce ne sono anche più degli uomini, solo più nascoste perché non ci vogliono far fare molto le cose”.

Quel coraggio che nel 2008 la portò a pubblicare “L’oro della camorra”, un libro che, raccontando come i boss casalesi sono diventati ricchi e potenti manager e come influenzano e controllano l’economia di tutta la penisola, ha dato una forte spinta non solo nella conoscenza della camorra casertana, ma anche nella lotta alla criminalità organizzata. Nel gennaio del 2009 una copia de “L’oro della camorra” venne, infatti, trovata nel bunker dove si nascondeva il boss Giuseppe Setola, protagonista involontario del libro. Possiamo quindi supporre che Setola volesse, leggendo quel libro, anticipare le future mosse di Polizia e magistratura, suggerite proprio dalla Capacchione.

Ma ancora oggi quel coraggio la porta a dire, senza troppi giri di parole o paure di essere fraintesa, che “l’attività criminale nel breve e medio termine è conveniente”.

“Dobbiamo sfatare un mito: – comincia Rosaria Capacchione, attualmente anche Senatrice del Partito Democratico e membro della Commissione Parlamentare Antimafia – le persone fanno le cose qualche volta perché ci credono, le altre volte perché gli conviene. Nel breve e medio termine conviene essere mafioso perché guadagni e, nel momento in cui hai superato la remora di entrare a far parte di un’organizzazione criminale, metti anche in conto di andare in carcere ma sai che non avverrà prima di 10 o 12 anni. Tra quando cominci, inizi a fare qualcosa, fino a quando poi ti scoprono e magari ti arrestano passano almeno 10 o 12 anni e in quell’arco di tempo hai una forte convenienza”.

Rosaria Capacchione non si limita a prendere atto di una verità e divulgarla, ma suggerisce anche una strada per risolvere il problema: “Il problema per cui non riusciamo a debellare non solo le organizzazioni mafiose, ma nemmeno la mentalità mafiosa che ci contraddistingue e che si sta estendendo in tutta Italia è che non riusciamo ad accorciare il tempo della convenienza. Se noi riusciamo ad accorciare questo tempo in modo da renderlo non più appetibile, allora forse riusciremo a invertire la tendenza”.

LEGGI il precedente articolo della rubrica “La mafia è Donna”