Relish: pubblicità violenta, le femministe protestano

Reliah lancia una campagna pubblicitaria che sta destando molte critiche soprattutto fra le femministe, offese difronte alla scelta del marchio di pubblicizzare la sua nuova collezione estiva attraverso immagini di due donne picchiate brutalmente dalla polizia. Intanto dalla Relish polemizzano per le accuse loro rivolte.

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Relish foto scandalo

Decisamente un passo falso quello compiuto dall’azienda italiana di abbigliamento Relish, che ha deciso di puntare la sua nuova campagna pubblicitaria su immagini di donne violentemente aggredite dalla polizia per pubblicizzare la collezione estiva. Le femministe non hanno gradito, provvedendo a boicottare i manifesti della griffe.
C’è da chiedersi se si è trattato di una mossa sbagliata oppure di una mossa fin troppo acuta, sulla linea del “purchè se ne parli”, fatto sta che le foto di due belle ragazze sottoposte alle angherie dei poliziotti brasiliani, hanno fatto scandalo e sollevato tantissime critiche.
 
Ma se da un lato le femministe si sono indignate, non è andata diversamente per il ministro del Turismo brasiliano, fuori di sé perché sullo sfondo dei cartelloni c’è la spiaggia di Ipanema, dove sono ambientate le violenze sulle due donne.
 
Intanto gruppi di donne, munite di carta e colla e hanno cosparso i cartelloni di scritte come: “stupidi”, “offensiva”, “istigazione alla violenza” per boicottare queste immagini violente in un epoca in cui di violenza sulle donne ce n’è già fin troppa.
 
Ciò che viene contestato è che risulta incomprensibile alle oppositrici, è soprattutto come si possa pensare che la violenza sulle donne abbia un’attrattiva pubblicitaria. Ci aveva già pensato qualche anno fa la griffe Dolce & Gabbana, con una campagna pubblicitaria che riproduceva una violenza di gruppo su una donna, e ora ci ha provato Relish.
 
L’ad del marchio Relish, Alessandro Esposito, ha dichiarato a sua difesa: ”Non c’e’ alcun desiderio di rappresentare la donna come oggetto, ne’ di incentivare la violenza. Ci dispiace se la campagna ha generato reazioni contrarie e di questo non possiamo che scusarci”.
 
Senza però tralasciare una vena polemica: “Le immagini hanno un notevole contenuto di ironia e la campagna utilizza un linguaggio di comunicazione ironico e trasgressivo in linea con il target del brand. L’espressione della donna non è allarmata ma è addirittura beffarda, per cui appare ben lontana dall’essere vera. Questa censura da parte del mondo politico cosi’ come la minaccia di azioni repressive quali la rimozione della campagna sembrano essere un tentativo a distogliere l’attenzione da problemi molto piu’ gravi, che meriterebbero l’attenzione e lo spazio che i mezzi di comunicazione stanno dedicando a noi. Relish e’ un’azienda giovane e dinamica, che registra una tendenza positiva sia in termini economico-finanziari che di occupazione. Mi chiedo in un Italia che economicamente sta crollando, proprio quel poco che c’e’ di sano deve essere ostacolato?”.
 
Evidentemente Alessandro Esposito non ha ben compreso il problema, e non può fare altro che tirare acqua al suo mulino. Speriamo solo che abbia imparato la lezione, e che da questo stupido tentativo di vendere abiti, attraverso immagini di donne maltrattate, non le sia servito ad acquisire ancora più pubblicità.