Progetto Quasi: adotta anche tu un cane disabile, sfascione e quasi tiepido

Al bando le obsolete convinzioni sul volontariato animalista e via libera allo humour nero e alle provocazioni. Vi presentiamo Fabiana Rosa e il suo 'Progetto Quasi', l'Associazione di recupero di animali 'sfascioni' che ha fondato (per caso) nel 2009. Impariamo a conoscere meglio lei e gli ideali che l'hanno spinta a unirsi ad altre 9 donne a favore degli animali 'quasi tiepidi'. Perché #nessunodevemoriresolo

Progetto Quasi: adotta anche tu un cane disabile, sfascione e quasi tiepido

Progetto Quasi è un’Associazione di Volontariato che si occupa del recupero, della cura e dell’adozione di animali maltrattati, abbandonati, malati, “con un occhio speciale per cani disabili, anziani, sfascioni e quasi tiepidi”. Nasce nel 2009, assolutamente per caso: Fabiana Rosa adotta Quasi, una cagnolina che soffre di una grave malformazione genetica che la porta a dover subire due interventi chirurgici. Decide di vendere spille e magliette per finanziare le operazioni, e funziona: è in quel momento che pensa di estendere l’iniziativa a favore di altri animali. Fabiana, però, non è rimasta sola a lungo: altre nove donne l’hanno seguita e appoggiata in quest’impresa “quasi” impossibile.
Oggi la pagina Facebook dedicata a Progetto Quasi è seguita da circa 80mila persone; in 8 anni l’Associazione ha sostenuto ed aiutato oltre 400 animali, molti dei quali affetti da gravissime patologie, anche terminali. In quest’intervista a Fabiana Rosa, la “principessa dei mostri” –come viene soprannominata scherzosamente nell’ambiente del volontariato cinofilo- abbiamo voluto indagare le motivazioni che hanno spinto lei e le altre volontarie a unirsi concretamente a favore dei più deboli, perché solo così “la vita assume una visione diversa”.

Fare i conti con l’impermanenza e la circolarità della vita


Il motto dell’Associazione è “nessuno deve morire solo”. Perché i nostri lettori dovrebbero adottare uno “sfascione”, e cosa diresti a chi è spaventato dalla sua malattia (spesso terminale)?
[ride, ndr] Non è detto adesso che tutti debbano adottare un animale terminale, che ha 2 settimane di vita! Però sicuramente è una scelta che ha personalità, ha un perché: a me piacciono le cose che hanno personalità. Adottare un cane che è già anziano, tra l’altro, ha dei risvolti positivi incommentabili rispetto ad adottare un cucciolo, che traffica e distrugge: gli dici una volta una cosa, e già la fa.”

granchio progetto quasi

“Certo, è possibile che se ne vada prima (non è neanche detto, tra l’altro, ché nella vita non si può mai sapere) però, d’altra parte, gli animali se ne vanno sempre prima di noi e con questa cosa noi ci dobbiamo fare i conti. Con l’impermanenza ci dobbiamo fare i conti: insomma, sarà anche ora che adottiamo un approccio meno lineare di tipo occidentale e più “circolare” di tipo orientale.”

Al bando il pietismo, w lo humour nero

Il linguaggio che utilizzate per promuovere l’adozione dei cani cosiddetti “sfascioni” è ironico, pungente e irriverente. Da sempre siete contro il pietismo. Perché pensate che sia una scelta vincente?
“Perché non c’era, tutto qua. Perché non era mai stato usato. Io penso di aver scavato una nicchia di novità. In generale, questo è il mio approccio alla vita in generale, non solamente al volontariato animalista, anche nel mio lavoro: io sono così.”
vinile linguaggio ironico progetto quasi

“Quindi credo che sia stata una scelta vincente, se non altro perché non esisteva e perché ha avvicinato tantissime persone che, di volontariato animalista, di cani o animali in generale, non ne sapevano niente; gente che non aveva mai avuto un animale in vita sua, e che mai si sarebbe sognata nella vita di condividere un appello. Però sono tantissimi quelli che seguono l’Associazione e che condividono gli appelli per la prima volta nella loro vita. Se si scrive un appello che condividono solo le volontarie, chi lo adotta quel cane? Noi abbiamo fatto adottare cani di 16 anni a gente che non aveva mai avuto un cane in vita sua. 16 anni, primo cane… capito?”

Progetto Quasi, i successi dell’Associazione e chi sono le volontarie

Fabiana, parlaci un po’ dell’Associazione e di chi c’è dietro “Progetto Quasi”, oltre a te.
“Noi siamo dieci donne, dieci persone completamente diverse per tanti versi, con una sensibilità comune e una predisposizione, da una parte verso gli aspetti ironici della vita (anche tendenti allo humour nero), e dall’altra alle relazioni di aiuto: infatti io sono una terapista per bambini disabili, poi c’è Bethania che ha un bambino disabile, Daniela che è un’infermiera per malati terminali, Sonia che ha una casa-famiglia per anziani… insomma, condividiamo una sensibilità comune verso la diversità in generale.”
volontarie progetto quasi

“Progetto Quasi” è nato nel 2009. A 8 anni di distanza, avete aiutato più di 400 animali. Quali pensi siano stati gli altri successi dell’Associazione?
“Credo che il più grande successo dell’Associazione sia stato cambiare un po’ la cultura, in parte verso il volontariato animalista che comunque è sempre visto come una palla al piede, come un volontariato di seconda categoria, come un volontariato che fanno solo ed esclusivamente le donne disagiate – la “gattara” dei Simpson, no? L’altro aspetto culturale che credo si sia modificato negli anni è l’approccio generale nella presentazione di questo tipo di volontariato: io adesso molto più spesso vedo degli appelli che non iniziano con “Nessuno mi adotterà perché sono brutto”.”

Se volete conoscere tutte le attività di Progetto Quasi, per sapere come effettuare una donazione a favore dell’Associazione, o per adottare uno sfascione potete visitare la pagina Facebook ufficiale. Perché #nessunodevemoriresolo, mai.

Parole di Giorgia Asti