Olimpiadi di Londra 2012: trionfo senza vittoria di Sarah Attar, prima saudita ai Giochi [FOTO]

Sarah Attar ha gareggiato in batteria per gli 800 metri arrivando ultima, ma è stata la prima atleta dell’Arabia Saudita a partecipare ad una gara olimpica di atletica leggera.

Olimpiadi di Londra 2012: trionfo senza vittoria di Sarah Attar, prima saudita ai Giochi [FOTO]

Le Olimpiadi di Londra 2012 saranno ricordate a lungo per tanti motivi, non tutti di segno positivo, come il caso di doping di Alex Schwatzer ha purtroppo messo in luce. Meglio, perciò, spostare i riflettori su altre vicende olimpiche, più edificanti, più positive, più esemplari. Storie di donne che vincono nonostante tutto, donne la cui partecipazione ai Giochi olimpici va ben oltre il semplice, seppur grandioso, significato del gesto atletico che ci si attende da loro. Oggi vi parliamo della bellissima vicenda sportiva di Sarah Attar, un’atleta che sicuramente non entrerà nella storia olimpica per le sue performance su pista, ma solo per il fatto di “esserci stata”.

Mai, come nel caso di questa bella velocista, che tanto veloce non è, il motto decouberteniano “l’importante è partecipare”, può essere considerato valido, anzi, cruciale. Sarah Attar è stata, infatti, la prima atleta dell’Arabia Saudita (donna, naturalmente), che abbia calcato una pista olimpica. L’abbiamo vista presentarsi raggiante alla sua batteria degli 800 metri, bellissima anche completamente coperta dalla tuta da ginnastica verde prato e con il cappuccio bianco che le copriva i capelli, in mezzo alle sue rivali in completini sportivi che poco spazio lasciavano all’immaginazione, con unghie smaltate e acconciature originali.

Sarah è arrivata ultima, con 40 secondi di ritardo rispetto alla prima classificata della sua batteria, un ritardo lunare, a questi livelli. Ma l’atleta saudita ha comunque vinto, e il suo traguardo è stato salutato dal pubblico presente sugli spalti con una standing ovation e un applauso commosso ed entusiasta. Perché a volte, l’importante è solo “esserci”. L’Arabia Saudita è forse il Paese al mondo che reprime maggiormente le donne, forse ricorderete la battaglia dei movimenti femministi per ottenere l’accesso alla patente.

Per questo motivo questa prima apertura, la partecipazione di una donna alle gare di atletica, il far parte della delegazione olimpica, l’aver potuto sfilare (con velo islamico, d’accordo, ma comunque lì) con in mano la bandiera del proprio Paese, ha un significato enorme. La storia ci insegna che spesso e volentieri il superamento di atteggiamenti discriminatori, di vere e proprie barriere sociali e anche razziali, è partito proprio dallo sport. Quello sport che può unire, che può esaltare, che può spingere gli esseri umani a dare il meglio di sé, in tutti i sensi. Date un’occhiata alla nostra fotogallery, questa giovane atleta saudita vi incanterà.

Parole di Paola Perria